L’industria della carne rappresenta più del 22% dell’intero settore alimentare in Spagna

L’industria della carne rappresenta più del 22% dell’intero settore alimentare in Spagna

Secondo i dati pubblicati Asociación Nacional de Industrias de la Carne de España, ANICE,  l’industria della carne è il quarto settore industriale in Spagna, dopo l’industria del petrolio e combustibili e la produzione e distribuzione di energia elettrica. Il settore, composto da mattatoi, laboratori di sezionamento e produzione di elaborati, possiede un tessuto industriale composto da circa 3.000 imprese, distribuite in tutta Spagna, specialmente nelle zone rurali.

 

Per quanto  gran parte del settore sia formato da piccole e medie imprese, questo non ha impedito il graduale sviluppo e il consolidamento di grandi gruppi imprenditoriali, alcuni di essi leader a livello europeo. La produzione complessiva di tutte queste imprese fa sì che l’industria della carne occupi il primo posto di tutta l’industria degli alimenti e delle bevande, con un fatturato di 24 miliardi di euro, il 22,3 %, di tutto il settore alimentare spagnolo, nel 2017. Questo fatturato costituisce approssimativamente il 2,2 % del PIL totale spagnolo (a prezzo di mercato), il 13, 6% del PIL del comparto industriale ed il 4,1% della fatturazione totale di tutta l’industria spagnola.

 

Il settore della carne ha esportato lo scorso anno un totale di 2,33 milioni di tonnellate di carne e prodotti elaborati per un valore di 6.084 milioni di euro a mercati di tutto il mondo, con una bilancia commerciale sempre più positiva, in questo caso del 477%,  e una crescita del 2,5% in termini di volume e del  9,4% in valore rispetto al 2016. Si assiste pertanto ad un incremento dell’ export di prodotti di più alto valore aggiunto e ad un prezzo migliore.

 

Queste cifre globali positive si basano in gran parte sulla forte crescta del settore suino all’estero.  La Spagna infatti è il terzo esportatore al mondo di carne di maiale, dopo la Germania e gli Stati Uniti. La parte più importante delle esportazioni è ancora diretta all’Unione Europea, e di questa percentuale, la maggior parte dei prodotti carninci viene venduta  in Francia, Germania, Portogallo e Italia.

 

Per maggiori informazioni: link alla pagina di ANICE

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L’Industria dell’alimentazione e bevande, primo settore industriale in Spagna

L’Industria dell’alimentazione e bevande, primo settore industriale in Spagna

L’industria spagnola dell’alimentazione e bevande supera i 100.000 milioni di euro in produzione e si conferma come primo settore industriale del paese. Con una crescita della produzione del 2,9% nell’ultimo anno, il settore rappresenta già il 3% del PIL della Spagna, ed il 21% dell’industria manifatturiera.

 

Si tratta della principale conclusione che si evince dal dossier economico annuale (Informe Económico Anual) della Federación Española de Industrias de la Alimentación y Bebidas (FIAB), corrispondente al 2017, un esercizio che ha registrato valori record per il secondo anno consecutivo.

 

Il settore, che si è già convertito nella prima industria del paese, ha confermato il suo peso strategico per l’economia nazionale, superando le cifre raggiunte l’anno precedente e che contribuiscono in maniera determinante allo sviluppo dell’economia spagnola, occupando più di mezzo milione di persone in maniera diretta, contribuendo a circa il 3% del PIL e rappresentando la Spagna nel mondo.

 

Alimentazione e bevande, record di produzione

 

La produzione dell’industria dell’alimentazione e delle bevande ha raggiunto nel 2017 i 102.313 milioni di euro, al momento la cifra più alta per il settore. In termini nomnali, questo incremento si è situato al 2,9%, più del doppio di quello registrato nel 2016 (1,3%). Con quello del 2017, sono già 8 gloi esercizi consecutivi in cui si è registrata una crescita della produzione nominale.

 

Con un apporto superiore ai 30.000 milioni di euro, il valore aggiunto lordo del settore ha registrato un incremento del 4,9%, superiore alla media dell’economia spagnola (1%).Questa quota permette al settore di rappresentare circa il 3% del totale dell’economia, 16% totale dell’industria ed il 20% del compartio dell’industria manifatturiera.

 

Relativamente al consumo, nel 2017 la spesa per l’alimentazione ha superato ancora i 100.000 milioni di euro. Questa cifra si deve in particolare all’aumento sia del consumo delle famiglie (+0,8%, per un totale di 67.600 milioni), che del consumo nella ristorazione (+2,5%, per un ttoale di 36.000 milioni.

 

Record dell’export

 

Anche il commercio estero de settore ha mantenuto il trend degli esercizi precedenti, marcando un nuovo record dell’export, che ha raggiunto nel 2017 i 30.652 milioni di euro. Le vendite internazionali hanno accumulato un incremento del 9% , a conferma del potenziale esportatore di questa industria.

In questo modo, il settore ha contribuito positivamente alla bilancia commerciale per il decimo anno consecutivo, e accumula già un surplus di oltre 8.200 milioni di euro,  l’8,6% in più rispetto all’anno precedente.

Relativamente ai prodotti, i derivati del suino sno quelli maggiormente esportati e superano i 4.700 milioni di euro. Sono seguiti dall’olio d’oliva (3.931 M€), i prodotti del pesce (3.463M€), il vino (2.962M€) e le conserve vegetali (1.511 M€). Altri prodotti che rientrano nei primi 10 più esportati sono il latte ed i suoi derivati, le olive da tavola, i succhi ed i prodotti del bovino.

 

Fonte: diariodegastronomia.com

 

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Incontri B2B a MECSPE 2017

Incontri B2B a MECSPE 2017

La Camera di Commercio e Industria Italiana per la Spagna – CCIS – ha accompagnato tre buyer spagnoli alla fiera MECSPE di Parma, dove, dal 23 al 25 marzo, hanno realizzato un ciclo di incontri con imprese italiane specializzate in meccanica, macchinari e tecnologie innovative per l’industria.

Quella spagnola è stata un delle 9 delegazioni estere invitate a questa edizione del prioncipale evento in Italia dedicato all’industria manufatturiera 4.0, che ha visto la presenza di 1.800 espositori e più di 40.000 visitatori professionisti, che durante i tre giorni della fiera hanno riempito gli 11 saloni dedicati ciascuno ad una specifica attività industriale.

La CCIS colabora da diversi anni con gli organizzatori della fiera selezionando e accompagnando buyer interessati a stabilire contatti commerciali con le imprese italiane presenti.

 

mecspe

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I 10 selfie della competitività italiana

I 10 selfie della competitività italiana

Il rapporto della fondazione Symbola presenta i punti di forza di un’Italia vincente ed efficiente

 

La Fondazione Symbola ha pubblicato di recente il dossier: “L’Italia in dieci selfie”. Si tratta di un’iniziativa per comunicare un’immagine diversa dell’Italia e del suo potenziale che spesso, soprattutto in questo periodo di crisi, non riceve l’attenzione che merita.

 

I dati e gli spunti proposti nel dossier sono il frutto di indagini e ricerche effettuate dalla stessa fondazione Symbola, e da altri enti e associazioni che hanno collaborato nel progetto, tra cui Unioncamere, Fondazione Edison, Aaster, Coldiretti e Ucimu

 

Questi i 10 selfie:

 

1) L’Italia è uno dei soli cinque paesi al mondo che vanta un surplus manifatturiero sopra i 100 miliardi di dollari, in compagnia di grandi potenze industriali come Cina, Germania, Giappone e Corea del Sud. Mentre Francia (-34 mld), Gran Bretagna (-99) e Usa (-610) vedono la bilancia commerciale manifatturiera pendere al contrario (fonte: 10 Verità sulla competitività italiana di Fondazione Symbola, Unioncamere e Fondazione Edison)

 

2) Le imprese italiane sono tra le più competitive al mondo. Su un totale di 5.117 prodotti (il massimo livello di disaggregazione statistica del commercio mondiale) nel 2012 l’Italia si è piazzata prima, seconda o terza al mondo per attivo commerciale con l’estero in ben 935 (fonte: 10 Verità sulla competitività italiana di Fondazione Symbola, Unioncamere e Fondazione Edison);

 

3) Considerando il debito aggregato (Stato, famiglie, imprese) l’Italia è uno dei paesi meno indebitati al mondo: quello italiano, nonostante crisi e austerity non siano state indolori nemmeno per le famiglie, pesa il 261% del Pil. Quello del Giappone il 412%, quello della Spagna il 305%, quello del Regno Unito il 284% e quello degli Stati Uniti il 264% (fonte: 10 Verità sulla competitività italiana di Fondazione Symbola, Unioncamere e Fondazione Edison);

 

4) Per 77 prodotti l’Italia è leader dell’agroalimentare nel mondo. Tra i prodotti dell’agroalimentare italiano ben 23 non hanno rivali sui mercati internazionali e vantano le maggiori quote di mercato mondiale. E ce ne sono altri 54 per i quali è seconda o terza. Nonostante la contraffazione e la concorrenza sleale dell’Italian sounding, è sul podio nel commercio mondiale per ben 77 prodotti. È, inoltre, il Paese più forte per prodotti ‘distintivi’, con 269 prodotti Dop, Igp e Stg (a cui si aggiungono 4.816 specialità tradizionali regionali), seguito a distanza dalla Francia, con 207, e dalla Spagna, con 162. (fonte: 10 Verità sulla competitività italiana – Focus Agroalimentare di Fondazione Symbola, Unioncamere e Fondazione Edison per Coldiretti);

 

5) L’Italia è il secondo paese più competitivo al mondo nel machinery. L’industria italiana del machinery occupa i vertici delle graduatorie mondiali di settore. Nella classifica di competitività calcolata sulla base del Trade performance Index, elaborato dall’International Trade Centre dell’UNCTAD/WTO, l’industria italiana della meccanica risulta seconda solo a quella tedesca. (Fonte: 10 Verità sulla competitività italiana – Focus Machinery di Fondazione Symbola, Unioncamere e Fondazione Edison per Fondazione Ucimu);

 

6) Dalla green economy il turbo per le imprese italiane. Il 22% delle aziende italiane, percentuale che sale al 33% delle imprese manifatturiere, nella crisi hanno scommesso sulla green economy, settore che vale 101 miliardi di euro di valore aggiunto, il 10,2% dell’economia nazionale. Una scelta vincente. In termini di export: se consideriamo le imprese manifatturiere, il 44% di quelle che investono green esportano stabilmente, contro il 24% di quelle che non lo fanno. E di innovazione: il 30% delle aziende manifatturiere che puntano sul verde hanno sviluppato nuovi prodotti o nuovi servizi, contro il 15% delle altre. Con i green jobs: sono diventati protagonisti dell’innovazione e coprono addirittura il 70% di tutte le assunzioni destinate alle attività di ricerca e sviluppo delle aziende italiane (fonte: GreenItaly 2014 di Fondazione Symbola e Unioncamere);

 

7) L’Italia è leader in Europa per eco-efficienza del sistema produttivo. Ed è campione nell’industria del riciclo. Il modello produttivo italiano è tra i più innovativi in campo ambientale, con 104 tonnellate di anidride carbonica per milione di euro prodotto (la Germania ne immette in atmosfera 143, il Regno Unito 130) e 41 di rifiuti (65 la Germania e il Regno Unito, 93 la Francia). È campione europeo nell’industria del riciclo: a fronte di un avvio a recupero industriale di 163 milioni di tonnellate di rifiuti su scala europea, in Italia ne sono stati recuperati 24,1 milioni, il valore assoluto più elevato tra tutti i Paesi europei (in Germania sono 22,4). Milano, la città dell’EXPO è, insieme a Vienna, per raccolta differenziata, in cima alla classifica delle metropoli europee sopra il milione di abitanti e ha nel mondo, fra le grandi città, il primato delle persone servite dalla raccolta dell’organico (fonti: GreenItaly 2014 di Fondazione Symbola e Unioncamere e 10 Verità sulla competitività italiana di Fondazione Symbola, Unioncamere e Fondazione Edison);

 

8) Con la cultura l’Italia mangia. Alla filiera della cultura – 443.458 aziende, il 7,3% del totale nazionale – l’Italia deve 80 miliardi di euro, il 5,7% della ricchezza prodotta. Ma arriva a 214 miliardi, il 15,3% del valore aggiunto nazionale, se consideriamo quella parte dell’economia nazionale che, come il turismo, cresce di 1,67 euro per ogni euro prodotto dalla cultura (fonte: Io sono Cultura – L’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi. Rapporto 2014 di Fondazione Symbola e Unioncamere);

 

9) L’Italia è, nell’eurozona, la meta preferita dei turisti extraeuropei. Grazie a cultura, bellezza e qualità, è il primo paese per pernottamenti di turisti extra Ue, con 56 milioni di notti. È la meta preferita di Paesi come la Cina, il Brasile, il Giappone, la Corea del Sud, l’Australia, gli Usa e il Canada (dati Eurostat). Un risultato che ha solide radici nella bellezza e nella cultura di cui il Paese è ricco. L’Italia, non a caso, è il Paese che nel mondo vanta il maggior numero di siti Unesco nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità (51 su 1001). Fonte: 10 Verità sulla competitività italiana – Fondazione Symbola, Unioncamere e Fondazione Edison;

 

10) Coesione: ricetta per competere. Le imprese “coesive” – quelle più legate alle comunità, ai lavoratori, al territorio, che investono nelle competenze, nella sostenibilità, nella qualità e bellezza – sono più competitive. Nel 2013 queste imprese hanno aumentato il fatturato nel 39% dei casi rispetto al 2012, contro il 31% delle non coesive. Hanno visto crescere l’occupazione nel 22% contro il 15%. Non è forse un caso se, tra il 2007 e il 2012, pur senza misure pubbliche a sostegno, sono imprese italiane quelle che hanno guidato – dietro gli Usa – il re-shoring mondiale e rappresentano oggi il 60% delle rilocalizzazioni europee. (Fonte: Coesione è Competizione – Le nuove geografie della produzione del valore in Italia di Consorzio Aaster, Fondazione Symbola e Unioncamere.)

 

Per maggiori informazioni: http://www.symbola.net/html/article/italia10selfie2015

 

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