La solidità dell’internazionalizzazione dell’economia spagnola migliora del 3,7% secondo amec



L’aumento registrato durante il 2015 è quasi equivalente a quello accumulato nel corso dei 4 anni precedenti. Il direttore generale ell’Associazione che riunisce le imprese industriali internazionalizzate, Joan Tristany, ha posto come obiettivo per il 2020 che l’Indice di Solidità dell’Internazionalizzazione raggiunga il punteggio di 8 su 10.

Amec elabora l’Indice di solidità dell’internazionalizzazione partendo da 19 indicatori parziali per determinare in forma sintetica la solidità e la robustezza dell’internazionalizzazione dell’economia spagnola. La solidità dell’internazionalizzazione dell’economia spagnola è migliorata del 3,7% nel corso del 2015. Lo segnala l’Indice di Solidità dell’Internazionalizzazione (ISI), elaborato da amec, l’associazione dell’imprese industriali internazionali. Questo Indice colloca la solidità dell’internazionalizzazione a 6,44 punti su 10. Il miglioramento registrato nel 2015, sembrerebbe simile all’aumento accumulato duranti i 4 anni precedenti, quando la solidità dell’internazionalizzazione crebbe di un 4,37%. Tra gli indiciatori che nel 2015 hanno contribuito più positivamente all’ISI, si trovano le barriere all’esportazione; ciò significa che nel corso del 2015 un minor numero di imprese si è trovato di fronte a questo tipo di barriere. Questo è uno degli aspetti intorno ai quali l’economia spagnola può lavorare e migliorare per consolidare l’internazionalizzazione.

Tra gli indicatori che hanno contribuito positivamente al miglioramento della solidità dell’internazionalizzazione spiccano la quota mondiale delle esportazioni, gli investimenti per aree geografiche, le esportazioni regolari, le pmi esportatrici, gli strumenti finanziari e la concentrazione imprenditoriale. In cambio, hanno avuto un comportamento negativo e perciò, hanno influito negativamente sull’ISI, gli indicatori dell’esportazione per aree geografiche, la concentrazione settoriale delle esportazioni, il valore unitario delle esportazioni, il livello tecnologico di queste e le imprese con sede all’estero. Gli indicatori della variazione delle esportazioni, l’investimento all’estero, l’investimento straniero, gli stabilimenti all’estero, la partecipazione nelle catene di valore globali e il preventivo pubblico per l’internazionalizzazione, da un lato, sono stati fattori neutrali. Amec ha presentato l’ISI nel 2015 con l’obiettivo di offrire in forma sintetica una visione sulla solidità e la robustezza dell’internazionalizzazione. Fino a quel momento, l’internazionalizzazione si misurava prendendo in considerazione aspetti come il volume delle esportazioni, la diversificazione delle destinazioni, il numero di imprese esportatrici o il livello tecnologico delle esportazioni.

Tuttavia mancava una visione globale, un indice sistemico.  L’Indice, che si aggiorna ogni anno, prende in considerazione 19 indicatori come: il numero di imprese esportatrici regolari e di quelle con sede all’estero, la concentrazione imprenditoriale e settoriale delle esportazioni, le pmi esportatrici, la variazione delle esportazioni, il peso delle stesse sul PIL , la quota delle esportazioni mondiali, l’investimento all’estero e l’investimento straniero, la diversificazione geografica delle esportazioni e degli investimenti, il livello tecnologico delle esportazioni, la variazione dei prezzi di queste, la partecipazione nelle catene di valore internazionali, gli strumenti finanziari per l’internazionalizzazione e le barriere all’esportazione. In conclusione, secondo il direttore generale di amec, Joan Tristany, i dati del ISI indicano che “siamo sulla buona strada”. Tristany ha fissato come obiettivo per il 2020 che l’indicatore di solidità dell’internazionalizazzione raggiunga il punteggio di 8 su 10. Secondo Tristany, nonostante “manchi ancora molta strada da percorrere”, si tratta di una meta raggiungibile.

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