Il rapporto di lunga data tra le imprese italiane e il mercato spagnolo gode di buona salute. È questa la principale conclusione del primo Barometro sul clima e le prospettive degli investimenti italiani in Spagna. Lo studio, elaborato dalla Camera di Commercio e Industria Italiana per la Spagna (CCIS) in collaborazione con Analistas Financieros Internacionales (Afi) e con il patrocinio dell’Ambasciata d’Italia a Madrid, indica che il 90% delle imprese italiane considera la presenza nel Paese iberico strategica per il proprio modello di business. Parte di questa importanza è dovuta al fatto che il mercato spagnolo rappresenta per le aziende italiane una piattaforma per le loro attività in Sud America (27,6% degli intervistati) o in Portogallo (25,9%).
Interrogate su aspetti particolari dell’attività imprenditoriale, il 75,5% delle imprese italiane stabilite in Spagna valuta positivamente il clima imprenditoriale del Paese. Su una scala da 1 a 5, il loro giudizio complessivo è di 3,1, essendo la qualità della vita (3,7), lo sviluppo e il coinvolgimento di pratiche sostenibili (3,6) e il grado di digitalizzazione (3,3) i parametri più apprezzati. Nessuna azienda intervistata è in disaccordo con l’affermazione che la Spagna ha una buona qualità della vita.
Sul fronte negativo, le imprese italiane in Spagna ritengono che la principale debolezza del Paese come destinazione degli investimenti sia la pressione fiscale (2,1 su una scala da 1 a 5). Lo scarso sostegno pubblico alle politiche di R&S&I (2,4) e l’inadeguatezza della normativa sul lavoro (2,7) sono le altre due principali debolezze dell’economia spagnola, secondo l’indagine.
Previsioni aziendali. Per quanto riguarda le loro prospettive, due aziende su tre intervistate (66%) prevedono un aumento del loro fatturato in Spagna nel 2024. Inoltre, il 49,1% prevede un aumento degli investimenti e il 43,4% un aumento dell’occupazione. Alla domanda su un’ipotetica necessità di ridurre gli investimenti in Spagna, solo il 4,5% delle aziende intervistate prenderebbe in considerazione la possibilità di abbandonare completamente questo mercato. In una situazione del genere, il 40,9% delle aziende italiane ricorrerebbe al ridimensionamento.
Tra le aziende italiane che prevedono di effettuare nuovi investimenti in Spagna nel 2024, il 26,4% svilupperà attività di innovazione, il 22,6% investirà per aumentare la produttività e la stessa percentuale destinerà fondi per espandere geograficamente la propria attività in Spagna. Tra le aziende italiane che intendono effettuare nuovi investimenti in Spagna quest’anno, il 26% prevede di allocare maggiori risorse nella regione di Madrid, il 12,3% in Catalogna e il 9,6% in Andalusia. Da quando i dati sono stati registrati sistematicamente nel 1993, gli investimenti diretti esteri (IDE) italiani si sono concentrati su Madrid, con il 47% del totale, seguita dalla Catalogna (30%) e dalla Comunità Valenciana (8%).
Contesto macroeconomico. In termini di flussi cumulati nel periodo 2000-2023, l’Italia è la sesta economia in termini di investimenti diretti in Spagna. In questi anni si sono verificati importanti investimenti italiani nel paese iberico – il più rilevante è l’acquisto di Endesa da parte di Enel, un’operazione del valore di 18.640 milioni di euro – ma al di là di situazioni specifiche, due settori si distinguono per il mantenimento di un flusso stabile di investimenti: il commercio all’ingrosso e il settore immobiliare, come sottolinea il rapporto. Gli IDE italiani in Spagna hanno generato un totale di 102.810 posti di lavoro nel 2021, di cui 62.180 diretti e 40.630 indiretti, e dal 1993 la Spagna ha accumulato 35,75 miliardi di euro di IDE dall’Italia.
Per la Spagna, secondo i dati ICEX, l’Italia è il terzo mercato di esportazione a livello globale, dopo Francia e Germania. Il volume della bilancia commerciale tra i due Paesi è aumentato notevolmente negli ultimi anni. Nel 2023, secondo i dati di fonte spagnola, la Spagna esporterà 34.096 milioni di euro verso l’Italia e importerà 32.118 milioni di euro dall’Italia, cifre che in entrambi i casi sono quasi doppie rispetto al 2014.
Il Barometro evidenzia anche le condizioni macroeconomiche in cui operano le due economie, che sono riuscite a chiudere il 2023 con aumenti dei rispettivi PIL superiori alla media UE (0,5%). La Spagna, in particolare, ha guidato la crescita delle grandi economie dell’eurozona, con un incremento annuo del 2,5%, mentre l’Italia ha registrato una crescita dello 0,7%. E secondo le previsioni dell’Afi, entrambi i Paesi chiuderanno il 2024 con una crescita superiore alla media Ue: 0,5% contro lo 0,6% dell’Italia e il 2,3% della Spagna. Il tutto in un contesto di lotta all’inflazione e di tensioni geopolitiche. Nonostante queste difficoltà, più della metà delle imprese italiane stabilite in Spagna (56,6%) non ha percepito cambiamenti significativi nel clima degli affari negli ultimi dodici mesi.
Metodologia. Le indagini su cui si basa questo primo barometro sul clima e le prospettive degli investimenti spagnoli in Italia sono state effettuate tramite un questionario online tra il 1° febbraio e il 15 aprile 2024. Hanno partecipato 53 aziende, con una rappresentanza eterogenea in termini di dimensione dell’organico, fatturato e settore di attività. Le risposte sono pervenute dalle 17 comunità autonome, oltre che da Ceuta e Melilla, con una particolare incidenza delle aziende situate nella Comunità di Madrid (33%) e in Catalogna (18%).
Per approfondire: La prima edizione del Barometro sul clima e le prospettive degli investimenti italiani in Spagna può essere scaricata gratuitamente attraverso il seguente link.