Il commercio mondiale di vino raggiunge un nuovo record in valore, ma cala in volume

Il commercio mondiale di vino raggiunge un nuovo record in valore, ma cala in volume

Il commercio mondiale di vino ha registrato il valore più alto di sempre nel 2022, con 37.676 milioni di euro, il 9,3% in più rispetto al 2021 – quando aveva già battuto i record dopo un pessimo 2020 – a causa di fattori come la pandemia, la Brexit, i dazi di Trump o il calo dei consumi in Cina.

Questa forte crescita del fatturato nel 2022 è stata determinata da un prezzo medio che è salito del 14% – l’aumento più alto nella serie storica – a 3,60€/litro, anche se ciò è dovuto più alla forte inflazione globale registrata lo scorso anno che a un miglioramento del valore aggiunto.

Queste sono le principali conclusioni tratte da un recente rapporto pubblicato dall’Osservatorio del Mercato Vinicolo Spagnolo (OeMv), Principali esportatori mondiali di vino – Anno 2022, che indica che l’anno scorso è stato un anno di grande incertezza commerciale nel mondo – la guerra in Ucraina, i forti aumenti dei prezzi dell’energia e del carburante, la crisi dei trasporti e degli approvvigionamenti, gli aumenti dei costi… – che ha fatto calare il volume di vino esportato del 4,2% a 10.477 milioni di litri, 455 milioni in meno rispetto al 2021, anno in cui si è battuto il record. Il commercio mondiale di vino ha registrato 23 mesi consecutivi di aumento sia dei prezzi che del fatturato, ma nel 2022 il volume è cresciuto solo a gennaio e, in misura minore, ad agosto e settembre.

Il commercio mondiale di vino

Per quanto riguarda i tipi di vino, tutti sono aumentati di prezzo di oltre il 10% nel 2022, il che ha fatto sì che tutti raggiungessero il massimo storico in termini di valore, anche se solo il vino spumante è cresciuto in volume, stabilendo un record. Il vino imbottigliato è il principale vino esportato nel mondo con circa il 53% del volume e il 68% del valore totale, seguito dal vino sfuso in litri e dallo spumante in euro. Finora, in questo secolo, il vino spumante è stato quello che ha registrato la crescita più rapida nel commercio mondiale in termini relativi e quello che è aumentato di meno in termini di prezzo.

Per quanto riguarda i mercati, gli undici principali fornitori di vino del mondo hanno aumentato il loro fatturato (in euro) nel 2022, grazie all’aumento dei prezzi in tutti i casi, in un periodo di forte inflazione. Tuttavia, solo Australia e Nuova Zelanda sono cresciute in volume. La Francia e l’Italia hanno consolidato la loro leadership mondiale in termini di valore, aumentando il loro fatturato di circa il 10%, in un anno record per entrambe, così come la Spagna, al terzo posto, anche se con un aumento molto più contenuto (+2,1%). In termini di volume, l’Italia ha superato la Spagna due anni dopo come primo esportatore mondiale, mentre la Spagna è il Paese che ha perso il maggior volume (-249 milioni di litri) rispetto al 2021.

Il ruolo della Spagna

Negli ultimi 22 anni, la Spagna ha ottenuto molta rilevanza nel commercio mondiale in termini di volume rispetto all’Italia e alla Francia, superando entrambe come maggiore esportatore mondiale di vino sfuso, venduto principalmente ad altri produttori. Per contro, Francia e Italia hanno progressivamente concentrato le loro vendite su vini di prezzo più elevato, motivo per cui sono cresciute più della Spagna in termini di valore negli ultimi anni.

A questo proposito, la Spagna ha registrato il prezzo medio più basso tra i primi undici venditori mondiali nel 2022, non solo per la maggiore quota di sfuso, ma anche per i prezzi più bassi rispetto agli altri in tutte le categorie, ad eccezione del bag-in-box.

Fonte: Diario de Gastronomía

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Ambasciata d’Italia: Avviso pubblico per la ricerca di sponsorizzazioni

Ambasciata d’Italia: Avviso pubblico per la ricerca di sponsorizzazioni

Si segnala che l’Ambasciata d’Italia in Madrid ha pubblicato un avviso per procedere alla ricerca di sponsorizzazioni per l’organizzazione delle attività collegate alla celebrazione della prossima Festa della Repubblica Italiana (2 giugno 2023).

Tutte le informazioni sull’avviso pubblico e la documentazione allegata sono visualizzabili attraverso il seguente link.

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Dati positivi per il settore turistico in Spagna nel primo trimestre dell’anno

Dati positivi per il settore turistico in Spagna nel primo trimestre dell’anno

Nel primo trimestre di quest’anno, la Spagna è stata visitata da 13,7 milioni di turisti internazionali, il 41,2% in più rispetto allo stesso periodo del 2022, la cui spesa totale è stata di 17,201 miliardi di euro, anch’essa in aumento del 44,7% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente.

I dati, corrispondenti alla Statistica sui movimenti turistici alle frontiere (Frontur) e all’Indagine sulle spese turistiche (Egatur) e pubblicati dall’Istituto Nazionale di Statistica (INE), indicano che a marzo in particolare si sono recati in Spagna 5,3 milioni di visitatori (+30% rispetto a marzo 2022), che hanno speso complessivamente 6657 milioni di euro, il 31,1% in più rispetto a un anno fa, tra viaggi e soggiorno.

In termini di spesa media per turista, a marzo si è attestata a 1266 euro, con un aumento annuo dello 0,7% e una spesa media giornaliera cresciuta anch’essa del 6,6%, a 168 euro. Relativamente alla durata del soggiorno, la durata media dei viaggi dei turisti internazionali è stata di 7,6 giorni, un dato simile a quello di un anno fa.

Turisti internazionali e spese

Relativamente ai Paesi, il Regno Unito, che continua a guidare il mercato del turismo in uscita con 1,1 milioni di visitatori, ha registrato una crescita significativa a marzo (29,4%) rispetto allo stesso mese del 2022. La Germania con 673.584 turisti (10,7% in più su base annua) e la Francia con 613.323 turisti (un aumento del 34,1% rispetto a un anno fa) sono i Paesi che seguono in termini di volume di visite. Tra gli altri Paesi, spicca la crescita annuale dei turisti provenienti dagli Stati Uniti, che è il Paese con la crescita maggiore a marzo (74,1% in più rispetto a marzo 2022), dal Portogallo (51,1% in più rispetto a un anno fa) e dall’Italia (35% in più).

Per quanto riguarda le destinazioni preferite, la prima è rappresentata dalle Isole Canarie – 24,7% del totale – con 1,3 milioni di turisti, il 15,5% in più rispetto a un anno fa, provenienti soprattutto dal Regno Unito (con il 35,2% del totale) e dalla Germania (18,4%). Segue la Catalogna – 19,5% – con oltre un milione di visitatori internazionali, il 44,9% in più rispetto allo stesso mese del 2022. In termini di Paesi di provenienza, il 19,5% dei visitatori proveniva dalla Francia e il 9,8% dall’Italia. La terza principale comunità di destinazione per numero di turisti è l’Andalusia, con 803.139 visitatori a marzo e un aumento annuale del 31,7%. Il Regno Unito è il principale Paese di provenienza (con il 26,6% del totale), seguito dai Paesi nordici (10,1%).

Nel trimestre accumulato, le comunità che ricevono più turisti sono le Isole Canarie (con oltre 3,7 milioni e un aumento del 30,9% rispetto allo stesso periodo del 2022), la Catalogna (con quasi 2,8 milioni e un aumento del 53,4%) e l’Andalusia (con quasi 2,0 milioni e un aumento del 46,2%). Nel resto delle comunità, spiccano gli aumenti in termini annuali del numero di turisti del 34,8% nella Comunità di Valencia, del 32,8% nella Comunità di Madrid e del 17,5% nelle Isole Baleari.

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In crescita l’e-commerce in Spagna

In crescita l’e-commerce in Spagna

È stato pubblicato il rapporto Shopping Index di Saleforce, relativo al primo trimestre dell’anno. il documento analizza il comportamento del commercio digitale globale, con i dati di oltre 1,5 miliardi di consumatori in tutto il mondo. Dopo un aumento nel quarto trimestre, le vendite online a livello mondiale sono diminuite del 2%, anche se alcuni Paesi, come la Spagna, hanno registrato una crescita del 19% nel primo trimestre del 2023.

Dopo un ultimo trimestre dell’anno che ha visto un aumento degli acquisti globali, in gran parte trainati dalla stagione dello shopping natalizio, il primo trimestre del 2023 è iniziato con un calo delle vendite online a livello mondiale (-2%). Anche il valore medio per acquisto è diminuito (-7%), passando da 2,85 dollari nel quarto trimestre dello scorso anno a 2,30 dollari nel nuovo periodo in esame.

Per quanto riguarda la crescita del commercio digitale, la Spagna è il secondo Paese con la crescita più rapida a livello globale, subito dopo il Medio Oriente e l’Africa (MEA), con il 19% nel primo trimestre del 2023. Si tratta di un aumento rispetto al 2% dell’ultimo trimestre. In termini di spesa degli acquirenti, l’importo medio speso per visita è stato di 1,07 dollari, in calo rispetto agli 1,14 dollari dello scorso trimestre. La Spagna ha registrato un tasso di conversione complessivo dell’1,3%, in calo rispetto all’1,4% del trimestre precedente.

Il fattore prezzo

Nel 2022 la fedeltà dei consumatori è cambiata. Con l’aumento dei prezzi, gli acquirenti hanno scelto i marchi in base al prezzo del prodotto e al valore promozionale, piuttosto che alla disponibilità del prodotto e alla convenienza del servizio. A livello globale, con il peggioramento delle condizioni economiche, i consumatori sono diventati più sensibili al prezzo, rivelando un cambiamento di tendenza: il motivo principale per cui hanno cambiato marca nel 2022 è stato il fattore prezzo.

Un altro aspetto importante è che i consumatori hanno fatto molte più ricerche prima di effettuare un acquisto. Sebbene il volume del traffico online sia cresciuto, le vendite online e il volume degli ordini hanno continuato a diminuire. La grande differenza sta nel fatto che i consumatori fanno acquisti online confrontando i prodotti. Nel primo trimestre, il traffico globale è aumentato del 6% rispetto all’anno precedente, il che rappresenta cinque trimestri consecutivi di crescita nonostante il calo del volume degli ordini in questo periodo. Negli acquisti online, i carrelli sono più piccoli: il numero di unità vendute per transazione è diminuito del 6% a livello mondiale.

I dati rivelano quindi che ogni visita al sito web di un rivenditore è meno redditizia se analizziamo le vendite online totali divise per le visite totali. Lo sviluppo di strategie di marketing che utilizzano la segmentazione del pubblico, la personalizzazione e la messaggistica intelligente sono le strategie migliori per contrastare questa tendenza.

Fonte: Moneda Única

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Il settore chimico spagnolo. Situazione attuale e sfide

Il settore chimico spagnolo. Situazione attuale e sfide

Il settore chimico spagnolo ha chiuso il 2022 con un aumento del fatturato del 16,3%, raggiungendo i 89.866 milioni di euro. Tuttavia, la produzione è cresciuta solo dello 0,9% rispetto al 2021, soprattutto a causa dell’impatto degli alti costi energetici e dell’invasione dell’Ucraina. Lo ha spiegato la presidente della Federazione Imprenditoriale dell’Industria Chimica Spagnola (Feique), Teresa Rasero, presentando i risultati della chiusura del settore chimico nel 2022 e un’analisi della situazione attuale dell’industria chimica spagnola.

I prezzi di vendita dei prodotti chimici nel 2022 hanno chiuso l’anno con una crescita media del 18,6% a causa dei costi del gas e dell’elettricità e, a differenza degli anni precedenti, il comportamento non è stato omogeneo in tutti i sottosettori che compongono questa industria. La chimica per la salute e la chimica per il consumo diretto (prodotti per la pulizia, profumeria) sono cresciute tra il 10% e il 6%, mentre la chimica di base ha registrato un calo di 11,2 punti.

Come ha sottolineato la presidente della Feique, Teresa Rasero, è nella chimica di base che risiede la principale preoccupazione del settore. È il settore con il maggior fabbisogno energetico e, quindi, quello più colpito dai prezzi elevati. Ciò è dovuto all’impossibilità di trasferire al mercato l’aumento dei prezzi dell’energia.

Per quanto riguarda i mercati internazionali, il settore chimico è stato esposto agli stessi fattori di condizionamento del mercato interno, ma con maggiore virulenza, in quanto i prezzi sono stati ancora più alti. Il fatturato all’estero è cresciuto del 29,2% nel 2022, raggiungendo i 63.626 milioni di euro, nonostante sia stato esportato un volume di prodotto inferiore rispetto al 2021.

Questa performance ha portato il settore a guidare la classifica delle esportazioni spagnole per il secondo anno consecutivo, essendo oggi il principale esportatore dell’economia; il 19,5% delle esportazioni industriali è realizzato dal settore chimico, seguito dai settori automobilistico e alimentare.

Il settore ha registrato una crescita del 12,1% nel numero di lavoratori dipendenti nel 2022, raggiungendo una media annuale di 234.200 unità.

Due terzi di questi nuovi 25.000 posti di lavoro sono stati creati nel settore farmaceutico e il restante terzo nel settore chimico. Tuttavia, il calo nel terzo e quarto trimestre, rispetto ai dati registrati nei primi due, è degno di nota, in linea con il calo della produzione da giugno in poi.

Contando l’occupazione indiretta e indotta, l’industria chimica ha generato quasi 800.000 posti di lavoro nel 2022, pari al 4,6% della forza lavoro occupata in Spagna. Questo settore genera 2,4 posti di lavoro indiretti e indotti per ogni posto di lavoro diretto.

Inoltre, l’occupazione è stabile, di alta qualità e altamente qualificata: il 92% dei dipendenti diretti ha un contratto a tempo indeterminato, rispetto al 79% della media nazionale. Il salario medio sfiora i 40.000 euro annui per lavoratore e il settore è anche quello che investe di più in formazione, con 185 euro annui per dipendente. Questa cifra è tre volte superiore alla media nazionale e doppia rispetto alla media del settore.

Le principali sfide per il settore chimico spagnolo si concentrano attualmente su quattro aree: la Riforma del Mercato Elettrico, il sostegno ai settori ad alta intensità di gas, un Green Deal Industrial Plan più ambizioso e le tecnologie di cattura, stoccaggio e utilizzo della CO2.

La Riforma del Mercato Elettrico è essenziale per garantire prezzi competitivi e prevedibili nel lungo periodo. Teresa Rasero ha sottolineato che il mercato all’ingrosso dell’elettricità è stato, dalla metà del 2021, fortemente influenzato dagli alti prezzi del gas e dai diritti di CO2. Per il settore chimico, il modello di mercato deve combinare quattro obiettivi: garanzia di approvvigionamento, decarbonizzazione, redditività ragionevole per stimolare gli investimenti nella generazione pulita e prezzi competitivi e prevedibili a lungo termine per i consumatori.

Il gas è stato direttamente responsabile della complessa situazione industriale europea nel 2022, avendo aumentato il suo prezzo di 9,3 volte rispetto al 2019. Come ha sottolineato il presidente della Feique, alla luce di questa situazione, il governo deve stabilire un volume maggiore di aiuti diretti, dato che gli aiuti accumulati finora ammontano a malapena a 825 milioni di euro.

La Commissione europea ha recentemente annunciato il GDIP (Green Deal Industrial Plan). Questo influenzerà chiaramente le decisioni di investimento dei principali settori industriali ad alta intensità, mettendo a rischio sia gli investimenti futuri che la continuità delle catene di approvvigionamento. Pur accogliendo con favore le intenzioni del GDIP, il settore chimico ritiene che esso possa essere più ambizioso, incorporando riforme chiare per rendere l’industria europea più competitiva.

Infine, la promozione da parte della Spagna delle tecnologie di cattura, stoccaggio e utilizzo della CO2 è essenziale per raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica entro il 2050. Nel caso particolare dell’industria chimica, almeno il 20% del carbonio utilizzato nei prodotti chimici e nelle materie prime plastiche deve provenire da fonti sostenibili non fossili entro il 2030.

Fonte: Moneda Única

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Madrid, prima regione in Spagna per ricezione di investimenti esteri

Madrid, prima regione in Spagna per ricezione di investimenti esteri

Il panorama globale degli investimenti diretti esteri (IDE) è stato caratterizzato nel 2022 da condizioni economiche e finanziarie instabili e dalla guerra in Europa. In un anno che in principio doveva essere di ripresa post-pandemia e di riapertura dei mercati internazionali, la concatenazione di crisi e instabilità economiche e geopolitiche, che si manifestano con inflazione e tassi di interesse elevati e turbolenze finanziarie da un lato, e guerre, tensioni commerciali e leadership tecnologica dall’altro, hanno creato uno scenario avverso per le decisioni di investimento transfrontaliere.

In attesa dei dati definitivi dell’UNCTAD per la fine dell’anno 2022 a livello globale, che saranno noti a giugno, i dati diffusi dall’UNCTAD all’inizio dell’anno indicavano che la precedente congiuntura economica aveva avuto un impatto particolare sul finanziamento di progetti internazionali e sulle fusioni e acquisizioni transfrontaliere (M&A), che in termini globali sono diminuite del 6%. L’attività greenfield, invece, ha retto meglio, grazie allo slancio della prima parte dell’anno e all’impatto sul volume investito di un piccolo numero di mega-progetti nei settori delle energie rinnovabili e dei semiconduttori.

Le cifre registrate in Spagna, per un altro anno, sembrano essere rimaste ai margini di questa tendenza globale negativa. Così, secondo i dati recentemente pubblicati dal Registro degli Investimenti Esteri (RIE), nell’anno sono stati registrati 34.178 milioni di euro di investimenti produttivi lordi, aumentando del 14% i livelli del 2021, che erano rimasti stabili nonostante il complesso contesto generato dalla pandemia.

Secondo questi dati, Madrid registra 17.226 milioni di euro di investimenti esteri, guidando per un altro anno l’assorbimento dei flussi in Spagna, con il 50,4% del totale dell’anno. Il volume dei flussi ricevuti rappresenta una diminuzione del 6% rispetto alla media dell’ultimo decennio, e sono inferiori del 22% rispetto alle cifre insolitamente alte registrate nel 2021, nel cui tratto finale si sono concentrate grandi operazioni di acquisizione. Nel 2022 non sono previsti investimenti a Madrid superiori ai 2 miliardi.

Se la singolarità dei buoni risultati del 2021, 21.961 milioni di euro, è dovuta in gran parte all’impatto delle operazioni di acquisizione (Vinci su Cobra, IFM su Naturgy) registrate in quell’anno, che hanno rappresentato il 50% dei flussi totali, rispetto al 27% delle espansioni -investimenti effettuati da aziende già presenti a Madrid- e al 23% dei nuovi apporti (greenfield, brownfield), nel 2022 le espansioni e i reinvestimenti hanno assunto un ruolo di primo piano, grazie soprattutto ai reinvestimenti britannici e nordamericani. I dati del 2022 riflettono il 55% degli investimenti in operazioni di espansione, il 29% in acquisizioni e il 17% in greenfield/brownfield.

Nel 2022 si segnalano gli investimenti degli Stati Uniti (4.575 milioni, con importanti investimenti nel settore della produzione di macchinari e delle telecomunicazioni), del Regno Unito (4.046 milioni, di cui 2.000 legati agli investimenti nella Liga, 494 nella produzione di energia e altri 487 nel commercio all’ingrosso) e della Francia (2.257 milioni, con un notevole impatto degli investimenti nelle telecomunicazioni). Altri sei Paesi (Germania, Paesi Bassi, Austria, Canada, Australia e Italia) hanno superato la soglia dei 500 milioni di investimenti nella regione di Madrid lo scorso anno.

Alcune operazioni di acquisizione precedentemente assegnate a Madrid, in quanto sede delle società coinvolte, in settori come le telecomunicazioni, la produzione di piastrelle o le industrie estrattive, sono state riassegnate nell’ultimo aggiornamento alle regioni in cui si trovavano gli asset, nell’ambito del consueto processo di revisione delle operazioni del Registro.

Per quanto riguarda gli investimenti greenfield, che generano la maggiore crescita e occupazione, nel 2022 è stata annunciata una crescita significativa in termini di numero di progetti, investimenti associati e posti di lavoro generati. Il database fDi Markets del Financial Times, che raccoglie i progetti transfrontalieri di nuovi investimenti produttivi annunciati, mostra che, dopo una ripresa post-pandemia nel 2021, il numero di progetti annunciati a Madrid ammonta a 162, il 17% in più rispetto all’anno precedente, con un investimento associato di 2.862 milioni di dollari (secondo miglior record della serie, 51% in più rispetto al 2021) e la generazione di 12.370 posti di lavoro (secondo miglior record della serie, 35% in più rispetto al 2021).

L’aumento dell’attività di investimento in città è stato notevole negli ultimi anni, nonostante la pandemia: tra il 2019 e la fine del 2022 Madrid ha ricevuto 146 progetti all’anno, con un investimento medio annuo di oltre 2,2 miliardi di dollari e la generazione di quasi 10.000 posti di lavoro all’anno.

La città di Madrid ha rappresentato l’84% dei progetti ricevuti nella regione dal 2003, il 71% degli investimenti e il 73% dell’occupazione. Madrid è la terza città europea che ha ricevuto il maggior numero di progetti greenfield da quando questa fonte raccoglie i dati (2003) e la dodicesima al mondo. Nel 2022 è la nona destinazione al mondo.

Madrid ha anche guidato la ripresa dei livelli occupazionali legati agli investimenti esteri in Spagna, sebbene la pandemia abbia rallentato la progressione degli ultimi anni. Alla fine del 2020, ultimo anno per il quale il Registro offre dati su questa variabile, i posti di lavoro legati agli investimenti esteri nella Comunità di Madrid erano 512.915, l’1,1% in meno rispetto all’anno precedente, e rappresentavano il 16,7% dell’occupazione totale della regione in quell’anno, la più alta intensità di occupazione legata agli IDE tra le regioni spagnole. Madrid rappresenta il 30,2% dell’occupazione nelle imprese straniere a livello nazionale.

La quota degli investimenti esteri, nel frattempo, è aumentata nell’ultimo aggiornamento a 346,58 miliardi di euro (+1,6%), pari al 160% del PIL regionale dell’anno. Madrid rappresenta il 68% dello stock di IDE in Spagna, quasi 10 punti percentuali in più rispetto al 2007, ben prima della Catalogna (13%) e dei Paesi Baschi (3,9%). Inoltre, rappresenta il 21% delle immobilizzazioni materiali, superando la Catalogna in questa variabile nel 2020 per la prima volta nella serie storica.

Alla fine del 2022 la città di Madrid ospitava 9.943 aziende di proprietà straniera (aziende controllate da un Global Ultimate Owner straniero o con azionisti diretti che controllano il 10% o più), secondo i dati di SABI (D&B). Queste rappresentano quasi l’80% delle aziende di proprietà straniera con sede nella regione.

Gli investitori provengono da 97 Paesi, anche se i primi 10 Paesi rappresentano il 73% di queste aziende. Spiccano Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Lussemburgo e Paesi Bassi. Il settore dei servizi presenta il maggior numero di queste società nella capitale (79%), seguito dall’industria (13%), dalle costruzioni (8%) e dal settore primario (0,5%).

Fonte: Madrid Investment Attraction

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Ha preso avvio in Emilia Romagna il Roadshow Fondi Export

Ha preso avvio in Emilia Romagna il Roadshow Fondi Export

Nel mese di aprile ha preso avvio il Roadshow Fondi Export in Italia, una serie di eventi promozionali promossi dal network delle 30 Camere di Commercio Italiane all’Estero aderenti al progetto digitale Fondi Export, coordinati dalla Camera di Commercio Italo-Maltese e realizzati in collaborazione con differenti partner istituzionali e soggetti deputati all’internazionalizzazione sui mercati esteri.

La prima tappa si è svolta in Emilia Romagna il 12 aprile 2023 in formula di webinar con la partecipazione della Regione Emilia Romagna  – Settore “Internazionalizzazione, Attrattività e Ricerca”, e ha avuto il triplice obiettivo di informare le PMI, i consorzi, le reti di imprese, le no profit, le Associazioni di categoria, le startups del territorio emiliano romagnolo sulle azioni e gli strumenti finanziari della Regione Emilia Romagna a sostegno dell’export e dell’internazionalizzazione, presentare il primo portale italiano di matching finanziamenti e attività “Fondi Export” ed illustrare le specifiche attività estere e i servizi, ammissibili di finanziamento (Fiere, Mostre, B2B, e-commerce, DEM, TEM, digital marketing, ecc), organizzati dalla rete camerale italiana presente nei principali mercati esteri, tra cui la Spagna.

L’evento è stato caratterizzato da un ricco e articolato programma comprensivo di una sessione istituzionale e indirizzi di saluto a cura dei rappresentanti delle Istituzioni regionali e nazionali oltre che del mondo camerale italiano e associativo rappresentante l’interesse delle aziende italiane e di 3 panel tecnici per il dialogo diretto con le PMI.

Tra gli ospiti e relatori vi erano il Presidente di Assocamerestero, Mario Pozza, la Vice Presidente di Innovacoop e Responsabile promozione cooperativa e relazioni internazionali per Legacoop Emilia-Romagna, Roberta Trovarelli, il Presidente AICEC, Giovanni Gerardo Parente, il Responsabile Internazionalizzazione, Settore “Attrattività, Internazionalizzazione e Ricerca” della Regione Emilia-Romagna, Gian Luca Baldoni, il CEO Search On Media Group e Presidente WMF di Rimini, Cosmano Lombardo. Inoltre, hanno partecipato 22 Segretari Generali e membri dello staff delle Camere di Commercio Italiane all’Estero.

I delegati esteri hanno fornito relazioni dettagliate e specifiche tecnico-operative sulle attività fieristiche e sui servizi di assistenza specialistica di percorsi strutturati per l’internazionalizzazione destinati a supportare la promozione e la valorizzazione del Made in Italy, pianificare la presenza e perfezionare la strategia di internazionalizzazione delle PMI emiliano-romagnole sui vari mercati europei e extra europei.

In particolare, la Camera di Commercio e Industria Italiana per la Spagna (CCIS), insieme alla Camera Italiana di Barcellona, ha presentato le principali fiere internazionali nel territorio iberico nell’ambito delle quali vengono gestite aree espositive dedicate alle aziende italiane. Tra queste vanno menzionate la fiera Alimentaria di Barcellona, il Salón de Gourmets di Madrid (settore agroalimentare), Hospitality Innovation Planet (industria e servizi legati al canale Ho.Re.Ca.) e Pick&Pack Expo (logistica e packaging).

La prossima tappa del Roadshow toccherà le Marche e si svolgerà sempre via webinar giovedì 11 maggio 2023. Sul sito della CCIS verrà pubblicato l’orario e il link per l’iscrizione.

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L’accesso alla rete 5G raggiunge l’82% della popolazione, raddoppiando nelle aree rurali

L’accesso alla rete 5G raggiunge l’82% della popolazione, raddoppiando nelle aree rurali

Il Ministero degli Affari Economici e della Trasformazione Digitale ha pubblicato i dati del Rapporto sulla Copertura della Banda Larga 2022, che fornisce informazioni sui progressi della connettività fissa e mobile in Spagna al 30 giugno 2022.

I dati dello studio mostrano che il divario di connettività tra aree urbane e rurali continua a ridursi considerevolmente grazie al sostegno pubblico per la diffusione di infrastrutture di rete fissa ultraveloce, soprattutto nelle aree rurali.

Negli ultimi anni, il divario (la differenza tra la copertura rurale e quella totale) si è più che dimezzato, passando da 42 punti percentuali nel 2018 a soli 18 punti percentuali nel 2022, rendendo più vicino l’obiettivo di eliminare completamente il digital divide entro il 2025.

A giugno 2022, il 90% delle famiglie aveva accesso a reti di almeno 100 Mbps. Nelle aree rurali, la percentuale era del 72%.

Dal 2018, il governo ha messo a disposizione 900 milioni di euro in aiuti pubblici che hanno mobilitato 1,508 miliardi di euro in investimenti pubblico-privati per coprire 4,7 milioni di case con reti a banda larga ultraveloci.

La diffusione della fibra ottica ha subito un’accelerazione significativa negli ultimi due anni grazie alla spinta dei fondi UE Next Generation e del Recovery Plan. Tra il 2021 e il 2022, il governo ha messo a disposizione 494 milioni di euro di sussidi agli operatori per l’installazione di reti a banda larga ultraveloce di almeno 100 Mbps.

Grazie a questi investimenti, si prevede di poter garantire la connessione a banda larga ultraveloce su tutto il territorio nazionale, coprendo il 100% della popolazione entro il 2025. Nelle aree rurali sarà dell’89,5%, con un aumento di 50 punti rispetto al 38% del 2018.

Reti mobili: il 5G decolla

Con i tassi di copertura 4G che hanno raggiunto quasi il 100% della popolazione, gli investimenti nella tecnologia mobile hanno continuato a concentrarsi sul 5G, con un aumento significativo della copertura. L’82% della popolazione ha avuto accesso al 5G attraverso diverse soluzioni tecnologiche, 23 punti percentuali in più rispetto all’anno precedente.

Nell’ultimo anno, la spinta del 5G si è fatta sentire nelle bande prioritarie (New Radio), con una copertura del 58%, 25 punti percentuali in più rispetto al 2021. Nelle aree rurali, la copertura è raddoppiata in un anno, arrivando al 50,52% nel 2022. Tra gli obiettivi dell’agenda Spagna Digitale, vale la pena sottolineare quello di raggiungere il 75% della popolazione coperta da reti mobili 5G entro il 2025.

Nuovi indicatori: connessioni a 1 Gbps

In linea con gli obiettivi dichiarati dall’UE di progredire verso la Società europea dei Gigabit e la sua universalizzazione entro il 2030, questa edizione del report incorpora per la prima volta dati sulla copertura a velocità di almeno 1 Gigabit per ora di download.

A livello nazionale, nel giugno 2022 l’85% delle famiglie spagnole aveva accesso alle reti a banda larga con una velocità di download di 1 Gigabit. Nelle aree rurali, il tasso era del 64%.

Questa innovazione si aggiunge a quella introdotta nella precedente edizione del report, che per la prima volta utilizzava una metodologia che prendeva come riferimento la particella catastale (strade e portoni) anziché la singola entità demografica, visti gli alti livelli di copertura raggiunti e la necessità di avere dati con maggiore granularità.

Per scaricare il report: Rapporto sulla Copertura della Banda Larga 2022

Fonte: La Moncloa

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La digitalizzazione dell’economia spagnola ha costituito il 22,6% del PIL nel 2022

La digitalizzazione dell’economia spagnola ha costituito il 22,6% del PIL nel 2022

La terza edizione del rapporto Economia Digitale in Spagna, presentato il 23 marzo 2023 da Asociación Española de Economía Digital (Adigital) e da Boston Consulting Group (BCG), analizza l’evoluzione della digitalizzazione dell’economia spagnola nel 2022 e prende in esame due aspetti fondamentali per la crescita economica: in primo luogo, la digitalizzazione delle PMI, alla luce del grande peso di queste aziende nel tessuto economico della Spagna, e in secondo luogo, la scalabilità e la crescita delle aziende spagnole basate sulla tecnologia (note come scaleup), in quanto sono vettori interconnessi che consentono la crescita e la digitalizzazione di altri settori produttivi.

Digitalizzazione dell’economia spagnola

L'”economia digitalizzata” spagnola, definita come l’insieme delle attività economiche basate su beni e servizi digitali, ha costituito il 22,6% del PIL totale nel 2022, 0,6 p.p. in più rispetto al 2020 (22,0%) e quasi 4 p.p. in più rispetto al 2019 (18,7%). L’impatto diretto stimato dell’economia digitale sul PIL nel 2022 è dell’11,2%, 0,3 p.p. in più rispetto al 2020 e 2,2 p.p. in più rispetto al 2019.

Per spiegare questa evoluzione, è necessario analizzare il comportamento sia della digitalizzazione dell’economia che del PIL spagnolo. Da un lato, il valore della digitalizzazione dell’economia tra il 2020 e il 2022 ha avuto una crescita cumulativa del 19%, caratterizzata dall’aumento dell’adozione del digitale da parte di utenti e aziende. Dall’altro lato, il PIL spagnolo, che ha subito un forte calo (-10,8%) a seguito della pandemia, si è ripreso tra il 2020 e il 2022 con una variazione del 15,9%, in linea con le aspettative. In tal senso, quando si effettuano i calcoli, il peso dell’economia digitale in Spagna può apparire come un rallentamento del tasso di crescita, ma non è così se si guarda ai valori assoluti.

César Tello, direttore generale di Adigital, ha dichiarato: “L’impatto della digitalizzazione è talmente ampio e trasversale da interessare tutte le dimensioni della vita economica”.

Digitalizzazione delle PMI

Questa terza edizione del rapporto comprende anche un’analisi della digitalizzazione delle PMI spagnole, un fattore chiave per aumentare il contributo digitale all’economia spagnola, dato che queste rappresentano il 99,8% del tessuto imprenditoriale.

Nell’ambito di questo studio, sono stati intervistati dirigenti di aziende spagnole consapevoli delle leve e dei fattori di successo della digitalizzazione delle PMI. I cinque fattori su cui queste aziende concordano sono: (I) la loro proposta di valore rivolta al mercato scoperto, (II) l’opportunità di un mercato in crescita, (III) i servizi sviluppati per aumentare la produttività e migliorare la competitività, (IV) l'”effetto traino” di attrarre investimenti in Spagna e (V) il loro contributo all’ecosistema aziendale.

Le scaleup come motore del tessuto imprenditoriale spagnolo

Il rapporto esamina anche le scaleup e gli “unicorni“, che sono diventati uno dei principali motori della rivoluzione digitale nel tessuto imprenditoriale, con un effetto a catena in cinque aree chiave:

  • Richiamo di investimenti: le scaleup stanno creando un circolo virtuoso che attrae investimenti a livello nazionale e internazionale, che in molti casi amplificano lo sviluppo delle tecnologie digitali.
  • Talenti digitali: le scaleup sono fondamentali per generare una forza-lavoro qualificata e formare talenti digitali negli hub regionali, nonché per favorire la creazione di team giovani, diversificati e creativi.
  • Effetto moltiplicatore dell’imprenditorialità: la crescita delle risorse disponibili per le scaleup sta generando un circolo virtuoso in cui gli imprenditori utilizzano parte del loro patrimonio per investire in progetti e promuovere nuovi fondi o creare nuove startup.
  • Sviluppo e utilizzo di strumenti tecnologici: nati dall’innovazione e dalla ricerca. Sebbene richiedano investimenti iniziali significativi, una volta creati sono facilmente scalabili e internazionalizzabili. Molte scaleup spagnole stanno crescendo grazie allo sviluppo e all’utilizzo di tecnologie digitali strategiche come A.I., 5G, infrastrutture cloud o SaaS.
  • Digitalizzazione e tecnologizzazione di settori strategici: l’emergere di scaleup e “unicorni” nel tessuto imprenditoriale spagnolo sta favorendo la creazione di nuovi settori economici, in nicchie che finora non erano state sfruttate. Inoltre, le scaleup stanno costringendo gli operatori storici a innovare per essere competitivi nel settore, dando impulso a settori che storicamente avevano un basso livello di maturità digitale.

Parlando di scaleup, Pablo Claver, Managing Director e Partner, Leader della Practice People and Organisation di BCG per la Penisola Iberica e il Sudamerica, sottolinea che “una serie di macro-tendenze sta cambiando le esigenze del mondo del lavoro, generando un mismatch tra le capacità della forza lavoro e le necessità delle aziende. Le scaleup devono diventare attori chiave nel guidare la generazione di talenti digitali, che influenzano direttamente il successo della trasformazione di altre aziende, nonché la crescita dell’economia di un Paese”.

Fonte: Adigital

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Il 2023 inizia con un aumento delle esportazioni spagnole

Il 2023 inizia con un aumento delle esportazioni spagnole

Secondo i dati del commercio dichiarati dalla Dogana, le esportazioni di merci spagnole sono cresciute del 16,2% nel gennaio 2023 rispetto allo stesso mese del 2022, raggiungendo 30.921 milioni di euro, un massimo storico per il mese di gennaio.

Dall’altra parte, le importazioni sono aumentate del 5,3% su base annua, raggiungendo 34.876,7 milioni di euro, anch’essi un record per il mese di gennaio. Facendo un confronto con i flussi pre-pandemia, le esportazioni sono cresciute del 37,3% e le importazioni del 29,1% rispetto al mese di gennaio 2019.

Come spiega il Segretario di Stato per il Commercio, Xiana Méndez, a gennaio il commercio ha continuato a crescere, anche se a un ritmo più moderato, in linea con la situazione internazionale. Il rallentamento più intenso delle importazioni consente di compiere ulteriori progressi nella riduzione del deficit commerciale. Il contenimento del deficit energetico ha contribuito a ridurre questo squilibrio.

Il deficit commerciale è diminuito di quasi il 40%, tanto che nel gennaio 2023 è stato registrato un deficit di 3,956 miliardi di euro rispetto a un deficit di 6,523 miliardi di euro nello stesso mese del 2022.

Il saldo non energetico ha registrato un deficit di 1,107 miliardi di euro (deficit di 3,164 miliardi di euro a gennaio 2022) e anche il deficit energetico è diminuito a 2,849 miliardi di euro (deficit di 3,359 miliardi di euro a gennaio 2022). Il rapporto di copertura – il rapporto tra esportazioni e importazioni – si è attestato all’88,7%, 8,4 punti percentuali in più rispetto a gennaio 2022.

L’aumento delle esportazioni spagnole a gennaio è più consistente di quello registrato da Regno Unito (14,7%), Germania (12,2%) e Francia (8,5%). Nel resto del mondo, le esportazioni degli Stati Uniti sono aumentate del 12,2% su base annua e quelle del Giappone del 3,5% su base annua. Le esportazioni cinesi sono cresciute dello 0,9% su base annua nell’anno fino a febbraio 2023.

I principali contributi positivi al tasso di variazione annuale delle esportazioni spagnole nel gennaio 2023 provengono dai settori dei prodotti chimici, prodotti energetici, beni strumentali e alimenti, bevande e tabacco.

Nel gennaio 2023, le esportazioni verso l’Unione Europea rappresentavano il 65,0% del totale e sono aumentate del 18,8%. Quelle verso la zona Euro-20 sono cresciute del 16,2% e quelle verso il resto dell’UE del 38,2%. Tra i principali partner, spiccano gli aumenti delle vendite verso Italia (18,4%), Germania (15%), Francia (13,4%) e Portogallo (12%).

Le vendite verso destinazioni terze (35,0% del totale) sono aumentate dell’11,8% in questo periodo, con un incremento delle esportazioni verso l’Oceania (32,6%), l’America Latina (30,4%), il Medio Oriente (21,1%), l’America del Nord (15,7%), l’Asia escluso il Medio Oriente (6,9%) e l’Africa (0,7%).

Le comunità autonome con la maggiore crescita delle esportazioni sono state le Isole Baleari, La Rioja e la Comunità di Madrid.

Fonte: Moneda Única

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