Incontri B2B tra operatori del settore biomedicale a Padova, nell’ambito della fiera Circular Medical Expo

Incontri B2B tra operatori del settore biomedicale a Padova, nell’ambito della fiera Circular Medical Expo

Il 3 e 4 dicembre prossimo si celebra a Padova la Circular Medical Expo, l’evento dedicato agli operatori del settore sanitario e biomedicale, che verrà ospitato presso i padiglioni del quartiere fieristico locale.

Circular Medical Expo è l’evento di riferimento per tutti gli operatori delle aziende che fanno parte della filiera tecnologica e produttiva del settore biomedicale. In particolare, vi prendono parte imprese attive nei comparti:

– ausili e tecnologie assistive, mobilità e fisioterapia

– apparecchiature elettro medicali e dispositivi medici

– diagnostica

– arredi e forniture ospedaliere (cucine, carrelli sanitari, illuminazione, igiene ecc.) e sanificazioni

– organi artificiali

L’evento prevede un programma di incontri B2B con le imprese espositrici, a cui possono prendere parte distributori e importatori dei principali mercati dell’export italiano, tra cui la Spagna.

In questo senso, anche per l’edizione 2024, la CCIS collabora con gli organizzatori per la selezione di buyer spagnoli interessati a prendere parte allo specifico programma di incontri nell’ambito dell’evento, così definito:

2 dicembre

– Arrivo a Padova

3 dicembre

– 09:00 Saluti di benvenuto

– 10:00-13:00 Visita alla fiera Circular Medical Expo e incontri con le aziende espositrici presso il loro stand

– 13:00 – 14:00 Pausa pranzo

– 14.15 – 18.00 Visita alla fiera Circular Medical Expo e incontri con le aziende espositrici presso i loro stand

4 dicembre

– 10.00 – 13.00 Visita alla fiera Circular Medical Expo e incontri con le aziende espositrici presso il loro stand

– 13.00 – 14.00 Pausa pranzo

– 14.15 – 18.00 Visita alla fiera Circular Medical Expo e incontri con le aziende espositrici presso il loro stand

5 dicembre

– Rientro in Spagna

L’organizzazione si farà carico delle spese di volo e alloggio degli operatori selezionati e ammessi al programma di incontri B2B.

Per richiedere il modulo per la richiesta di partecipazione al programma è necessario mettersi in contatto con il Dipartimento Servizi Commerciali della CCIS, inviando una mail a departamento.comercial@italcamara-es.com

L’iniziativa fa parte del progetto “Biomedicale”, realizzato grazie alla Camera di Commercio di Padova ed inserito nel programma promozionale 2024 condiviso con la Regione del Veneto. Ê organizzata da Venicepromex in partnership con Padova Hall ed in collaborazione con Unioncamere Veneto, Sistema Camerale Veneto, CNA Veneto, Confartigianato Imprese Veneto, Confimi Industria Sanità – Sanità Veneto, Confindustria Veneto Est, Confapi Veneto, Galileo Visionary District, Osservatorio Biomedicale Veneto, Unismart Fondazione Università di Padova, Università degli Studi di Padova.

Per maggiori informazioni: https://circularmedicalexpo.com/

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Madrid, mercato di riferimento per i data center

Madrid, mercato di riferimento per i data center

Secondo quanto pubblicato da Madrid Investment Attraction, l’agenzia per l’attrazione degli investimenti del Comune di Madrid, negli ultimi mesi, la capitale spagnola e la sua area metropolitana hanno assistito a un’ondata di annunci di investimenti multimilionari in nuovi Data Centre. Microsoft, Oracle, Google, Iron Mountain, Pure DC, Data4, Interxion e Azora sono solo alcune delle numerose aziende che hanno recentemente lanciato o annunciato nuovi sviluppi nei dintorni della capitale. Secondo l’agenzia, questa rinnovata e vigorosa propensione agli investimenti è il risultato di una confluenza di fattori che hanno contribuito a posizionare Madrid come uno dei principali hub digitali dell’Europa meridionale. Tra questi vengono sottolineati l’importante processo di digitalizzazione delle aziende e delle amministrazioni pubbliche, le infrastrutture digitali installate negli ultimi anni, la connettività digitale della capitale, l’accesso all’energia (soprattutto da fonti rinnovabili) e la disponibilità di risorse umane altamente qualificate.

La capitale spagnola, infatti, si è posizionata come mercato strategico nel crescente panorama dei servizi digitali e del cloud computing. Madrid, motore della quarta economia più grande dell’Unione Europea, rappresenta uno dei principali hub commerciali e tecnologici dell’Europa meridionale. La domanda di servizi cloud ha conosciuto un boom senza precedenti, trainato dall’accelerazione della digitalizzazione delle aziende e delle amministrazioni pubbliche. Madrid, in quanto fulcro di settori importanti come la finanza, le telecomunicazioni e i servizi, con un peso crescente di attività tecnologiche e ad alta intensità di conoscenza, e in quanto capitale della lingua spagnola, offre un mercato maturo e in espansione per i fornitori di servizi cloud. Inoltre, la sua posizione geografica privilegiata la rende un ponte naturale tra l’Europa, l’Africa e l’America Latina, estendendo in modo significativo la sua portata potenziale.

Madrid sta emergendo come il mercato di riferimento in termini di capacità installata nei Data Center dell’Europa meridionale. La capitale spagnola e la sua area circostante ospitano una massa critica di aziende leader nel settore dei data center, con 40 centri operativi per un totale di 164 MW di capacità installata, secondo l’ultimo rapporto di Colliers, che prevede un aumento del 56% della capacità installata entro il 2023. A ciò si aggiunge una robusta pipeline di progetti in fase di sviluppo, con l’ambizioso obiettivo di superare i 600 MW entro il 2026. Questa crescita esponenziale è sostenuta dalla scelta di Madrid da parte di grandi multinazionali tecnologiche per l’implementazione delle loro regioni cloud in Spagna, consolidando così l’ecosistema digitale della città e la sua posizione di hub tecnologico di riferimento.

L’eccezionale connettività digitale di Madrid è un’altra delle sue principali attrattive per il settore dei data center. La capitale spagnola gode di una posizione geostrategica privilegiata, che funge da collegamento naturale tra il mercato europeo e quello americano. Negli ultimi anni, i progressi nelle infrastrutture fisiche sono stati combinati con una maggiore competitività digitale. Gli investimenti significativi dell’ultimo decennio, come l’espansione della rete in fibra ottica, il miglioramento della connettività mobile, la concentrazione di punti neutri per la bassa latenza (Espanix, NetIX, DE-CIX), i grandi investimenti nei data center e la creazione di importanti regioni cloud, insieme all’arrivo di nuovi cavi sottomarini transoceanici, che convergono a Madrid, posizionano la capitale come un hub digitale di rilevanza internazionale. La necessità di percorsi alternativi, diversi dalle regioni congestionate come gli Stati Uniti o dalle città dei mercati FLAP-D in Europa, contribuisce a conferire a Madrid un ruolo sempre più rilevante nel panorama digitale europeo.

L’accesso all’energia, il suo trasporto e il suo costo continuano a essere le principali sfide per un settore che si è impegnato a ridurre il proprio impatto sull’ambiente attraverso l’uso di energia pulita, con iniziative come il Climate Neutral Data Centre Pact. A livello europeo, fonti come Savills stimano che sarà necessario moltiplicare per 2,5 volte l’attuale pipeline di potenza installata per soddisfare l’aumento della domanda di data center. Madrid e la Spagna in generale offrono ulteriori vantaggi in termini di disponibilità di energia rinnovabile e costi energetici competitivi, fattori cruciali per il settore dei data center. La Spagna è al secondo posto in Europa in termini di capacità installata di energia rinnovabile, il che contribuisce a mantenere i costi energetici contenuti e competitivi rispetto ad altri Paesi come la Francia (33% in più) o l’Italia (64% in più), insieme all’importanza dei modelli PPA (Power Purchase Agreement) per garantire i costi a lungo termine.

La capitale si distingue anche come polo di attrazione e ritenzione di talenti, un fattore cruciale per il settore dei data center. La capitale spagnola è il centro di un’area metropolitana di oltre 6,8 milioni di abitanti, che ospita una delle più alte concentrazioni di professionisti della scienza e della tecnologia (STEM) in Europa. Con 19 università e scuole di business di fama internazionale, Madrid offre un flusso costante di talenti qualificati con esperienza sia nell’intero ciclo di costruzione dei centri dati (sviluppo, ristrutturazione e commercializzazione dei centri dati) sia nelle competenze specifiche del settore per la successiva gestione e manutenzione.

Infine, sottolinea Madrid Investment Attraction, negli ultimi anni la capitale ha dimostrato un forte impegno nel potenziamento del settore digitale. Il Comune di Madrid ha definito i BigData come un settore strategico per la città e ha contribuito alla creazione del BigData Cluster, dimostrando la volontà di collaborare e sostenere nuovi progetti in questo campo. La Comunità di Madrid, da parte sua, ha istituito l’Ufficio per la promozione dei centri di elaborazione dati (OICPD), che funge da punto di supporto e coordinamento per snellire le procedure e le autorizzazioni.

Previsto un forte impatto economico e occupazionale a livello locale

Questo rinnovato interesse per gli investimenti non solo promette di trasformare il panorama tecnologico di Madrid, ma fa anche presagire un notevole impatto economico in termini di creazione di posti di lavoro, attrazione di talenti e rafforzamento dell’ecosistema locale dell’innovazione.

Fonti del settore, come Spain DC, stimano che per ogni euro investito nei data center, ci si può aspettare un ritorno di oltre sette euro nell’economia locale e che gli investimenti nella digitalizzazione, di cui lo sviluppo dei data center è una leva fondamentale, potrebbero aggiungere quasi 50 miliardi di euro al PIL nazionale entro il 2026, oltre agli oltre 6 miliardi di euro di investimenti diretti in infrastrutture fisiche di data center che potrebbero essere attratti.

Per maggiori informazioni: Madrid Investment Attraction

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Le imprese spagnole e l’uso dell’IA generativa: lo studio di BIP Consulting

Le imprese spagnole e l’uso dell’IA generativa: lo studio di BIP Consulting

BIP Consulting, società di consulenza associata alla CCIS, ha appena pubblicato un rapporto sull’adozione dell’IA generativa nelle aziende spagnole.

Lo studio “Adopción, tendencias IA Generativa” rivela un panorama di crescente interesse e applicazione di queste tecnologie. Attraverso un’indagine condotta su oltre 50 aziende spagnole di vari settori, vengono evidenziati i principali risultati:

– Circa il 90% delle aziende intervistate si trova nella fase di esplorazione o di adozione dell’IA generativa.

– Oltre il 50% ha apportato modifiche ai propri modelli organizzativi per aumentare l’efficacia e l’agilità del processo di adozione;

– Tuttavia, solo il 29% ha implementato programmi di formazione specifici per i propri dipendenti.

Il rapporto esplora anche le opportunità non sfruttate nei programmi di finanziamento pubblico e mette in evidenza sfide come l’integrazione dei dati e la conformità alla nuova legge sull’IA. Il rapporto può essere scaricato tramite il seguente link: Rapporto BIP Consulting

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Il settore agroalimentare spagnolo ha contribuito per quasi il 9% al PIL nazionale nel 2023

Il settore agroalimentare spagnolo ha contribuito per quasi il 9% al PIL nazionale nel 2023

Cajamar ha presentato lo scorso 2 luglio l’ultima edizione dell’ “Osservatorio sul settore agroalimentare spagnolo nel contesto europeo“. Lo studio, che viene pubblicato annualmente dall’entità finanziaria, offre un’analisi dell’evoluzione dei principali indicatori della catena del valore del settore agroalimentare spagnolo nel suo complesso nel 2023.

In particolare, il settore, considerando l’intera catena del valore, ha visto crescere il proprio valore aggiunto lordo (VAL) del 2,3% in termini reali, leggermente al di sotto del totale dell’economia (2,5%), ma al di sopra di quello dell’UE-27 (1,9%). Alla base di questa crescita c’è il maggiore dinamismo del settore della distribuzione (il cui VAL è aumentato del 4,3%) e dell’industria di trasformazione (3,4%), che contrasta con il calo dell’1,9% del settore primario. Pertanto, il settore agroalimentare contribuisce all’8,94% del PIL spagnolo (leggermente superiore all’8,9% nel 2022), con un valore di 119.140 milioni di euro. Per quanto riguarda l’occupazione, è aumentata dello 0,3% nel 2023, raggiungendo i 2.394.353 dipendenti, l’11,3% dell’economia totale (4 decimi in meno rispetto al 2022).

Come di solito accade, una caratteristica del settore agroalimentare è la sua importanza come pilastro del settore delle esportazioni, con il valore esportato che torna a un massimo storico di 72.258 milioni di euro, il 3,5% in più rispetto al 2022. Tuttavia, questa crescita si spiega con l’aumento del prezzo dei prodotti agroalimentari (in termini di volume, le esportazioni sono diminuite), in un contesto che continua a essere influenzato dall’aumento dei costi di produzione e dall’inflazione. Il settore agroalimentare contribuisce al 18,5% delle esportazioni totali di beni della Spagna (un punto in più rispetto al 2022), il più alto tra le principali economie esportatrici europee. La Spagna rimane il quarto esportatore del settore agroalimentare nell’UE-27, con una quota del 9,9% delle esportazioni totali verso l’UE. Un altro aspetto da sottolineare è l’elevata competitività del settore agroalimentare spagnolo nel contesto europeo, che si spiega soprattutto con la sua maggiore produttività. Il valore aggiunto per dipendente del settore è del 22,4% superiore a quello dell’UE-27. Questa elevata produttività si traduce in una maggiore competitività, in quanto il costo del lavoro per unità di prodotto è inferiore del 15% rispetto a quello dei concorrenti europei.

Il processo inflazionistico in atto nel settore, sebbene sia stato contenuto per tutto il 2023 in Spagna e nell’UE-27, continua a produrre alti tassi di crescita dei prezzi di alimenti e bevande. Ciò è dovuto al fatto che i costi di produzione non sono stati sufficientemente ridotti, nonostante il calo della spesa energetica a seguito della guerra tra Ucraina e Russia, alle tensioni sui mercati internazionali dovute alla carenza di alcuni prodotti, nonché alla siccità che è alla base di queste tensioni e allo scarso raccolto di prodotti rilevanti per l’economia spagnola e dell’UE. Così, alla fine del 2023, i prodotti alimentari e le bevande analcoliche hanno raggiunto un tasso di inflazione del 7,3% in Spagna e del 5,9% nell’UE-27, ancora alto, ma lontano dal 15,7% e dal 17,8% registrati in entrambe le economie nel 2022.


Il rapporto completo (in lingua spagnola) è disponibile cliccando il seguente link (per scaricarlo è necessaria la registrazione alla pagina): Observatorio sobre el sector agroalimentario español en el contexto europeo. Informe 2023 (plataformatierra.es)

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Quasi il 50% delle imprese italiane stabilite in Spagna prevede di aumentare i propri investimenti nel 2024.

Quasi il 50% delle imprese italiane stabilite in Spagna prevede di aumentare i propri investimenti nel 2024.

Il rapporto di lunga data tra le imprese italiane e il mercato spagnolo gode di buona salute. È questa la principale conclusione del primo Barometro sul clima e le prospettive degli investimenti italiani in Spagna. Lo studio, elaborato dalla Camera di Commercio e Industria Italiana per la Spagna (CCIS) in collaborazione con Analistas Financieros Internacionales (Afi) e con il patrocinio dell’Ambasciata d’Italia a Madrid, indica che il 90% delle imprese italiane considera la presenza nel Paese iberico strategica per il proprio modello di business. Parte di questa importanza è dovuta al fatto che il mercato spagnolo rappresenta per le aziende italiane una piattaforma per le loro attività in Sud America (27,6% degli intervistati) o in Portogallo (25,9%). 

Interrogate su aspetti particolari dell’attività imprenditoriale, il 75,5% delle imprese italiane stabilite in Spagna valuta positivamente il clima imprenditoriale del Paese. Su una scala da 1 a 5, il loro giudizio complessivo è di 3,1, essendo la qualità della vita (3,7), lo sviluppo e il coinvolgimento di pratiche sostenibili (3,6) e il grado di digitalizzazione (3,3) i parametri più apprezzati. Nessuna azienda intervistata è in disaccordo con l’affermazione che la Spagna ha una buona qualità della vita.

Sul fronte negativo, le imprese italiane in Spagna ritengono che la principale debolezza del Paese come destinazione degli investimenti sia la pressione fiscale (2,1 su una scala da 1 a 5). Lo scarso sostegno pubblico alle politiche di R&S&I (2,4) e l’inadeguatezza della normativa sul lavoro (2,7) sono le altre due principali debolezze dell’economia spagnola, secondo l’indagine. 

Previsioni aziendali. Per quanto riguarda le loro prospettive, due aziende su tre intervistate (66%) prevedono un aumento del loro fatturato in Spagna nel 2024. Inoltre, il 49,1% prevede un aumento degli investimenti e il 43,4% un aumento dell’occupazione. Alla domanda su un’ipotetica necessità di ridurre gli investimenti in Spagna, solo il 4,5% delle aziende intervistate prenderebbe in considerazione la possibilità di abbandonare completamente questo mercato. In una situazione del genere, il 40,9% delle aziende italiane ricorrerebbe al ridimensionamento.

Tra le aziende italiane che prevedono di effettuare nuovi investimenti in Spagna nel 2024, il 26,4% svilupperà attività di innovazione, il 22,6% investirà per aumentare la produttività e la stessa percentuale destinerà fondi per espandere geograficamente la propria attività in Spagna. Tra le aziende italiane che intendono effettuare nuovi investimenti in Spagna quest’anno, il 26% prevede di allocare maggiori risorse nella regione di Madrid, il 12,3% in Catalogna e il 9,6% in Andalusia. Da quando i dati sono stati registrati sistematicamente nel 1993, gli investimenti diretti esteri (IDE) italiani si sono concentrati su Madrid, con il 47% del totale, seguita dalla Catalogna (30%) e dalla Comunità Valenciana (8%).

Contesto macroeconomico. In termini di flussi cumulati nel periodo 2000-2023, l’Italia è la sesta economia in termini di investimenti diretti in Spagna. In questi anni si sono verificati importanti investimenti italiani nel paese iberico – il più rilevante è l’acquisto di Endesa da parte di Enel, un’operazione del valore di 18.640 milioni di euro – ma al di là di situazioni specifiche, due settori si distinguono per il mantenimento di un flusso stabile di investimenti: il commercio all’ingrosso e il settore immobiliare, come sottolinea il rapporto. Gli IDE italiani in Spagna hanno generato un totale di 102.810 posti di lavoro nel 2021, di cui 62.180 diretti e 40.630 indiretti, e dal 1993 la Spagna ha accumulato 35,75 miliardi di euro di IDE dall’Italia.

Per la Spagna, secondo i dati ICEX, l’Italia è il terzo mercato di esportazione a livello globale, dopo Francia e Germania. Il volume della bilancia commerciale tra i due Paesi è aumentato notevolmente negli ultimi anni. Nel 2023, secondo i dati di fonte spagnola, la Spagna esporterà 34.096 milioni di euro verso l’Italia e importerà 32.118 milioni di euro dall’Italia, cifre che in entrambi i casi sono quasi doppie rispetto al 2014.

Il Barometro evidenzia anche le condizioni macroeconomiche in cui operano le due economie, che sono riuscite a chiudere il 2023 con aumenti dei rispettivi PIL superiori alla media UE (0,5%). La Spagna, in particolare, ha guidato la crescita delle grandi economie dell’eurozona, con un incremento annuo del 2,5%, mentre l’Italia ha registrato una crescita dello 0,7%. E secondo le previsioni dell’Afi, entrambi i Paesi chiuderanno il 2024 con una crescita superiore alla media Ue: 0,5% contro lo 0,6% dell’Italia e il 2,3% della Spagna. Il tutto in un contesto di lotta all’inflazione e di tensioni geopolitiche. Nonostante queste difficoltà, più della metà delle imprese italiane stabilite in Spagna (56,6%) non ha percepito cambiamenti significativi nel clima degli affari negli ultimi dodici mesi.

Metodologia. Le indagini su cui si basa questo primo barometro sul clima e le prospettive degli investimenti spagnoli in Italia sono state effettuate tramite un questionario online tra il 1° febbraio e il 15 aprile 2024. Hanno partecipato 53 aziende, con una rappresentanza eterogenea in termini di dimensione dell’organico, fatturato e settore di attività. Le risposte sono pervenute dalle 17 comunità autonome, oltre che da Ceuta e Melilla, con una particolare incidenza delle aziende situate nella Comunità di Madrid (33%) e in Catalogna (18%).


Per approfondire: La prima edizione del Barometro sul clima e le prospettive degli investimenti italiani in Spagna può essere scaricata gratuitamente attraverso il seguente link.

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Italia – DL Agricoltura e DM Agrivoltaico: nuove limitazioni all’utilizzo del suolo produttivo per l’istallazione di impianti fotovoltaici e nuova spinta per l’agrivoltaico innovativo

Italia – DL Agricoltura e DM Agrivoltaico: nuove limitazioni all’utilizzo del suolo produttivo per l’istallazione di impianti fotovoltaici e nuova spinta per l’agrivoltaico innovativo

Lo scorso 16 maggio è entrato in vigore il DL 63/2024 (“DL Agricoltura”) che ha significativamente limitato la possibilità di installare impianti fotovoltaici in aree agricole. Per effetto della norma, ad oggi, sarà infatti possibile installare impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra solo in aree agricole specificamente indicate dal decreto quali “aree idonee” (cave e miniere; siti e impianti nella disponibilità delle Ferrovie dello Stato, dei gestori di infrastrutture ferroviarie e delle società concessionarie autostradali; siti e impianti nella disponibilità delle società di gestione aeroportuale; aree interne a impianti industriali e nel raggio di 500 metri dallo stabilimento; aree adiacenti alla rete autostradale entro una distanza non superiore a 300 metri).

Tuttavia, il DL Agricoltura esclude dal proprio ambito applicativo gli impianti fotovoltaici funzionali alle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) e gli impianti attuativi di misure di investimento del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e del piano nazionale degli investimenti complementare al PNRR (PNC).

Alla luce di quanto sopra, quindi, e in virtù delle misure di sostegno previste dal DM 463/2023 (“DM Agrivoltaico”) in coerenza con le misure di sostegno agli investimenti previsti dal PNRR, sarà possibile continuare a installare, su qualunque area agricola, gli impianti definiti “agrivoltaici avanzati” così come meglio specificato nelle regole operative del DM Agrivoltaico di recente emanate dal GSE.

Queste regole forniscono le informazioni necessarie per garantire il rispetto delle previsioni del DM Agrivoltaico ai fini del riconoscimento degli incentivi previsti, composti da: (i) un contributo in conto capitale nella misura massima del 40% dei costi ammissibili a valere sulle risorse finanziarie del PNRR; (ii) una tariffa incentivante applicata alla produzione di energia elettrica netta immessa in rete.

Brevemente, sotto il profilo soggettivo, potranno beneficiare degli incentivi gli imprenditori agricoli (in forma individuale o societaria anche cooperativa) e le associazioni temporanee di imprese, che includano almeno un soggetto che possa definirsi imprenditore agricolo e che rispettino una serie di requisiti, anche sotto il profilo del contenuto del proprio atto costitutivo.

Quanto invece ai requisiti oggettivi richiesti, potranno accedere agli incentivi previsti dal DM Agrivoltaico esclusivamente le iniziative in cui gli impianti abbiano potenza nominale superiore a 1 kW, essendo necessario che la superficie minima destinata all’attività agricola/pastorale, nell’ambito del sistema agrivoltaico, risulti pari almeno al 70% della superficie totale del sistema agrivoltaico.

Le regole operative prevedono poi specifiche indicazioni circa l’altezza minima dei moduli costituenti l’impianto rispetto al suolo, che deve essere determinata al fine di consentire la continuità delle attività agricole e/o zootecniche anche al di sotto dei moduli fotovoltaici, nonché rispetto alla produzione di energia elettrica specifica dell’impianto agrivoltaico avanzato.

Gli impianti che accedono al meccanismo di supporto dovranno inoltre prevedere la realizzazione di sistemi di monitoraggio che consentano di verificare la continuità dell’attività agricola/pastorale, il risparmio idrico, il recupero della fertilità del suolo, il microclima, la resilienza ai cambiamenti climatici.

Con la recentissima pubblicazione del decreto dipartimentale n° 251 del 31 maggio 2024 del Ministero dell’Ambiente, che approva l’aggiornamento delle regole operative e dei bandi per la partecipazione alle misure del DM Agrivoltaico, si è dato dunque il via alla presentazione delle domande al GSE per l’accesso agli incentivi, che potranno essere inoltrate dal 4 giugno al prossimo 2 settembre.

Articolo redatto dall’Avv. Silvia Galbusera – Pavia e Ansaldo Studio Legale

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Giornata del Made in Italy – Seminario “Italia: un valore nel mondo”

Giornata del Made in Italy – Seminario “Italia: un valore nel mondo”

Si terrà mercoledì 17 aprile alle ore 10.30 il seminario “Italia: un valore nel mondo“, organizzato da Unioncamere in collaborazione con Assocamerestero e le Camere di commercio italiane nel mondo.

L’evento si propone come occasione di riflessione sulla cultura, i valori, i saperi e lo stile tipicamente italiani, che caratterizzano le produzioni di eccellenza, le aziende e le espressioni di punta del mondo dell’arte, della scienza e dell’economia del Paese.

L’evento si inserisce in una serie di manifestazioni che si svolgeranno in Italia a seguito della recente Legge Quadro n. 206/2023, che istituisce la “Giornata Nazionale del Made in Italy”, con l’obiettivo di promuovere la creatività e l’eccellenza italiane, riconoscendo così al Made in Italy un ruolo decisivo nello sviluppo economico e culturale del Paese.

Il seminario si svolgerà in forma ibrida con le 86 Camere di Commercio italiane all’estero, presenti in 63 Paesi, nonché con le 60 Camere di Commercio in Italia e gli Istituti Superiori di Tecnologia che parteciperanno.

Vi invitiamo pertanto a seguire l’evento attraverso il seguente link:

Per maggiori informazioni: https://www.unioncamere.gov.it/agenda/giornata-del-made-italy-italia-un-valore-nel-mondo

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Le aziende spagnole migliorano le loro previsioni settoriali nel 2024

Le aziende spagnole migliorano le loro previsioni settoriali nel 2024

Nonostante l’incertezza sull’evoluzione dell’attività economica, solo il 7% delle aziende, due punti in meno rispetto al 2023, prevede un’evoluzione negativa del proprio settore di attività.

Nonostante l’incertezza sugli sviluppi nel 2024, solo il 7% delle aziende, due punti in meno rispetto al 2023, prevede sviluppi negativi nel proprio settore. Il 42% prevede una crescita del fatturato del settore e il 51% lavora con uno scenario di stabilità. I dati provengono dall’ampio lavoro annuale sul campo svolto da Iberinform per arricchire la qualità delle sue informazioni, con quasi 500.000 interviste condotte con i team di gestione delle aziende spagnole.

Il settore di attività influenza chiaramente queste previsioni. Le percentuali più alte di aziende che elaborano scenari di crescita settoriale si registrano nel settore alberghiero e della ristorazione (55%), nei servizi alle imprese (50%), nelle costruzioni (48%), nella sanità (47%), nelle comunicazioni (47%), nell’energia (47%) e nell’istruzione (43%). All’estremità più pessimista dello spettro si trovano le aziende dedicate al settore primario: solo il 33% si aspetta un miglioramento e un significativo 17% prevede un deterioramento del contesto imprenditoriale settoriale.

In tutte le Comunità Autonome, ad eccezione delle Asturie, la percentuale di aziende che prevedono un’evoluzione positiva dell’attività settoriale supera quella di chi lavora con scenari di declino. Le percentuali più alte di aziende che elaborano scenari di crescita settoriale si registrano nelle Isole Baleari (63%), nelle Isole Canarie (58%), in Estremadura (55%), a Valencia (48%), a Ceuta (47%), a Murcia (45%), in Catalogna (44%), a Madrid (43%) e nei Paesi Baschi (43%). Le percentuali scendono significativamente a Melilla (23%), Cantabria (25%), Navarra (29%) e Asturie (29%). La percentuale più alta di aziende con previsioni negative sulla propria performance settoriale si registra nelle Asturie (36%).

Fonte: https://www.iberinform.es/

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Le esportazioni dell’industria alimentare e delle bevande spagnole crescono a 47,62 miliardi di euro

Le esportazioni dell’industria alimentare e delle bevande spagnole crescono a 47,62 miliardi di euro

Secondo un’analisi condotta da Fiab, le esportazioni dell’industria alimentare e delle bevande spagnola hanno raggiunto un valore di 47.620 milioni di euro nel 2023. Secondo i dati di Datacomex, l’anno scorso le vendite all’estero hanno consolidato il dato migliore della serie storica e hanno confermato il settore come un importante motore commerciale per la Spagna.

Tuttavia, mantenendo la performance dell’anno precedente, le esportazioni hanno risentito ancora una volta della situazione inflazionistica globale e dell’instabilità dei mercati dovuta alla difficile situazione geopolitica, uno scenario che ha portato a un netto cambiamento di tendenza.

Se negli anni precedenti alla pandemia l’industria alimentare e delle bevande era cresciuta in valore di circa il 6%, nel 2023 questo dato si è attestato al 3,4% rispetto al 2022, a dimostrazione delle difficoltà dell’attuale situazione e contesto globale, che si riflette anche in una diminuzione del 6,6% del volume delle esportazioni.

Nonostante ciò, la Spagna rimane uno dei principali esportatori mondiali nel settore alimentare e delle bevande e si colloca al quinto posto tra i principali esportatori dell’Unione Europea, dietro solo a Paesi Bassi, Germania, Francia e Italia, secondo i dati di FoodDrinkEurope.


“È notevole la buona performance che l’industria alimentare e delle bevande continua a mantenere all’estero, considerando l’instabilità dei mercati. L’internazionalizzazione continua a essere un pilastro molto solido per l’industria spagnola, rendendo il settore alimentare e delle bevande uno dei rami di attività più resistenti e decisivi per lo sviluppo socio-economico della Spagna”, ha dichiarato il direttore generale della FIAB, Mauricio García de Quevedo.

Saldo commerciale positivo nonostante l’instabilità del mercato e i cambiamenti climatici

Dal 2018 il settore sta affrontando gli effetti di un contesto molto volatile, caratterizzato dal rallentamento di alcune economie, dall’aumento delle politiche protezionistiche derivanti dalla guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina e dagli effetti della Brexit. Questi fattori, tra gli altri, che influenzano direttamente i principali Paesi di destinazione delle esportazioni industriali spagnole, sono stati determinanti nel cambiamento di tendenza che le vendite del settore hanno iniziato a sperimentare. Questa situazione è stata aggravata dall’impatto della pandemia COVID-19 e dalle conseguenze degli attuali conflitti internazionali, lasciando una situazione inflazionistica dovuta all’aumento dei costi di produzione, energia e trasporto, soprattutto.

Questo scenario è aggravato dalla prolungata situazione di siccità che la Spagna sta vivendo da mesi. Gli episodi di siccità idrologica in gran parte della Spagna hanno avuto un impatto sulla produzione di alcuni alimenti e bevande nel corso del 2023, determinando allo stesso tempo una diminuzione del volume delle esportazioni.

Tuttavia, le vendite all’estero continuano a superare le importazioni, il che significa che la bilancia commerciale continua a essere positiva per 13.697 milioni di euro, accumulando così sedici anni di avanzo nella bilancia commerciale. Infatti, secondo i dati del Ministero dell’Economia, del Commercio e dell’Impresa, il settore alimentare e delle bevande è uno dei più dinamici e quello con il più alto surplus commerciale dell’intera bilancia commerciale.

 

 

Principali destinazioni dei prodotti alimentari e delle bevande spagnoli

Per quanto riguarda la destinazione degli alimenti e delle bevande spagnoli, nel 2023 l’Unione Europea ha continuato a essere il principale partner commerciale per le esportazioni del settore, con un peso del 58% sul totale. Francia (7.207 M€), Portogallo (5.572 M€), Italia (5.507 M€) e Germania (2.984 M€) occupano le prime quattro posizioni della classifica, accumulando una crescita rispetto all’anno precedente che, nel caso della Germania, ha raggiunto il 16%.

Gli Stati Uniti, con un valore di 2.747 milioni di euro, sono il quinto Paese di destinazione e il principale partner commerciale extra-UE. Le esportazioni verso questo mercato sono diminuite del -6,4%, un calo che si spiega in parte con la forte performance delle vendite degli anni precedenti, aumentate del 21% nel 2021 dopo la sospensione temporanea dei dazi (ad eccezione delle olive nere da tavola). Gli Stati Uniti continuano a consolidare la loro posizione come uno dei mercati più solidi e promettenti per le aziende esportatrici spagnole, visto che nel 2011 le esportazioni hanno superato di poco gli 800 milioni di euro.

Il Regno Unito è al sesto posto con un valore di 2.643 milioni di euro, con un aumento del 9,4%. Il settore rimane attento alle possibili conseguenze dell’entrata in vigore del nuovo modello doganale che sarà attuato a partire dal 2024, che introduce cambiamenti in termini di certificazione sanitaria, controlli fisici e documentali, e continuerà a lavorare per garantire la continuità delle esportazioni e delle relazioni con un mercato particolarmente importante come quello britannico.

 

La Cina è il primo Paese asiatico della classifica e si colloca al settimo posto. Nel 2023, le esportazioni hanno raggiunto i 1.836 milioni di euro e hanno registrato un calo del -23,6%. Dal 2020, il gigante asiatico ha registrato cali dovuti, tra l’altro, al calo delle importazioni di suini in seguito al superamento della situazione economica derivante dalla peste suina, nonché alla recessione economica del Paese e all’aumento delle misure protezionistiche con ostacoli all’importazione di alimenti e bevande.

La classifica delle principali destinazioni è completata da Paesi Bassi (1.496 M€), Giappone (1.138 M€), Polonia (1.104 M€) e Belgio (1.047 M€).

Per quanto riguarda i prodotti più esportati, la carne e i prodotti a base di carne sono in cima alla lista (12.032 M€); frutta e verdura preparata e conservata (5.866 M€); olio d’oliva (4.148 M€); vino (2.966 M€); prodotti da forno e pasta (2.043 M€); cacao (1.496 M€). 043 M€); cacao, dolciumi e prodotti a base di cioccolato (1.918 M€); prodotti lattiero-caseari (1.766 M€); crostacei, molluschi e invertebrati acquatici – molluschi – (1.683 M€); pesci e molluschi preparati e conservati (1.393 M€); e mangimi per animali (1.281 M€).

Sfide per il settore

“L’internazionalizzazione è un’area prioritaria per l’industria alimentare e delle bevande. È necessario raddoppiare gli sforzi attraverso la collaborazione pubblico-privato per recuperare il dinamismo che il settore ha mostrato da prima della pandemia”, sottolinea il direttore generale della FIAB.

Tra le principali sfide in questo campo, FIAB indica come prioritario il dialogo per minimizzare gli effetti del conflitto in Ucraina e nel Mar Rosso, che ha comportato un aumento generale dei costi per l’internazionalizzazione.

D’altro canto, il settore segnala l’intensificazione delle relazioni commerciali e delle attività di promozione internazionale, soprattutto nei mercati nuovi o meno tradizionali. In questo senso, è fondamentale promuovere l’approvazione definitiva di accordi come quello con il Cile, proseguire i negoziati per la conclusione dell’accordo con il Mercosur, continuare a promuovere accordi con Australia, India e Thailandia e fare progressi nella ripresa dei negoziati con Filippine e Malesia.

Al fine di proteggere i mercati tradizionali con un grande potenziale per il settore, la FIAB insiste sui negoziati con gli Stati Uniti per la cessazione definitiva delle tariffe doganali, nonché sul rafforzamento delle relazioni commerciali con l’asse asiatico, in particolare con la Cina.

 

Fonte: FIAB

 

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Le esportazioni di frutta e verdura crescono per il nono anno consecutivo

Le esportazioni di frutta e verdura crescono per il nono anno consecutivo

Le esportazioni di frutta e verdura hanno raggiunto lo scorso anno 2023 la cifra di 16.682 milioni di euro, ovvero il 5,4% in più rispetto all’anno precedente e quasi il 60% in più rispetto al 2014, anno in cui hanno subito un calo ma da allora non hanno smesso di crescere.

È questa una delle principali conclusioni dello studio Sectores basic Frutas y Hortalizas elaborato dall’Osservatorio settoriale DBK di INFORMA, che mostra come, dopo diversi anni consecutivi di crescita, il valore della produzione ortofrutticola sia aumentato del 12,3% nel 2023 per raggiungere i 24.240 milioni di euro, favorito dall’aumento dei prezzi, rispetto alla crescita di solo l’1,8% registrata nell’anno precedente.

Esportazioni di frutta e verdura.

In questo contesto, le esportazioni di frutta e verdura hanno accelerato la loro crescita in termini di valore nel 2023, con un aumento del 5,4%, rispetto al 2,9% dell’anno precedente, per raggiungere 16.682 milioni di euro. Questo completa un periodo di nove anni consecutivi di aumenti dal crollo del 2014, da allora accumulando un incremento vicino al 60%.

Il valore delle esportazioni di frutta nel 2023 è aumentato dell’1,4% a 9005 milioni di euro, mentre le vendite all’estero di ortaggi sono aumentate del 10,5% a 7677 milioni di euro.

Per quanto riguarda le destinazioni di queste esportazioni spagnole, la principale continua ad essere l’Unione Europea, che rappresenta l’83% delle vendite di frutta all’estero e l’80% di quelle di ortaggi. Per quanto riguarda i Paesi, Germania, Francia e Regno Unito sono i principali Paesi di destinazione in entrambi i segmenti, che insieme rappresentano circa il 60% del valore delle merci esportate.

 

Dal canto loro, le importazioni di frutta e verdura sono aumentate del 17,0%, raggiungendo i 4.121 milioni di euro; spicca il peso delle importazioni dal Marocco, che rappresentano il 17% del totale delle importazioni di frutta e il 39% di quelle di verdura, con un valore degli acquisti da questo Paese pari a 921 milioni di euro (10% in più rispetto al 2022).

Per quanto riguarda la struttura del settore, è possibile individuare un elevato numero di produttori di piccole e medie dimensioni, anche se vi è una crescente tendenza all’integrazione e all’associazione in organizzazioni di produttori e di commercializzazione. Nel settore della commercializzazione all’ingrosso specializzata si registra un maggior grado di concentrazione. Il fatturato complessivo dei primi venti operatori ha superato i 6800 milioni di euro nel 2022, mentre i primi trenta hanno fatturato 8450 milioni di euro.

Fonte: Diariodegastronomia.com

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