“Italia en un plato”: i corsi di cucina italiana della CCIS.

“Italia en un plato”: i corsi di cucina italiana della CCIS.

La CCIS presenta le nuove date dei corsi di cucina:

15 – 16 – 17 aprile , dalle 19.00 alle 21.00 presso gli spazi dell’Eat School all’interno della propria sede (calle Cristóbal Bordiú, 54 – 28003 Madrid).

(Clicca sull’immagine per scaricare la brochure informativa)

Il corso, denominato “Italia en un plato”, si suddivide in tre moduli, che uniranno tradizione e innovazione, offrendo ai partecipanti un’esperienza culinaria completa. Dai risotti allo zafferano alle pizze fatte in casa accompagnati dallo chef Alessandro Cresta .

Il corso si suddivide in:

15/04/2024

Aperitivo italiano.

Durante questo modulo, gli studenti impareranno a creare una selezione di stuzzichini e antipasti tipici. Saranno guidati passo dopo passo, dalla scelta e la preparazione degli ingredienti fino alla presentazione degli aperitivi.

16/04/2024

Risotti.

Il secondo modulo è perfetto per coloro che amano i piatti di riso e vogliono imparare come prepararli in modo tradizionale ma anche innovativo.

17/04/2024

Pizze e focacce.

Durante questo modulo, gli studenti impareranno i trucchi per preparare un perfetto impasto per pizza o focaccia.


I partecipanti saranno coinvolti , dunque, in sessioni interattive con una durata di 3 ore ciascuna, dove potranno mettere in pratica queste tecniche e sperimentare nuovi abbinamenti di sapori.

Il corso è aperto a tutti, dai principianti agli esperti, poiché si basa sul concetto di condivisione e apprendimento reciproco. L’ambiente accogliente e professionale dell’Eat School renderà l’esperienza ancora più piacevole poichè lo spazio moderno e attrezzato metterà i partecipanti a proprio agio, fornendo tutte le risorse necessarie per imparare e divertirsi in cucina.

Un altro aspetto positivo di questo corso è la sua durata flessibile in quanto sarà possibile scegliere tra le lezioni singole o il pacchetto di 5 corsi, ottenendo uno sconto.

ATTENZIONE: i posti sono limitati!

Prenota subito il tuo posto, preparati a lasciarti coinvolgere da un viaggio gastronomico senza precedenti!

Maggiori dettagli al link.

Per iscrizioni: formacion@italcamara-es.com

Le esportazioni dell’industria alimentare e delle bevande spagnole crescono a 47,62 miliardi di euro

Le esportazioni dell’industria alimentare e delle bevande spagnole crescono a 47,62 miliardi di euro

Secondo un’analisi condotta da Fiab, le esportazioni dell’industria alimentare e delle bevande spagnola hanno raggiunto un valore di 47.620 milioni di euro nel 2023. Secondo i dati di Datacomex, l’anno scorso le vendite all’estero hanno consolidato il dato migliore della serie storica e hanno confermato il settore come un importante motore commerciale per la Spagna.

Tuttavia, mantenendo la performance dell’anno precedente, le esportazioni hanno risentito ancora una volta della situazione inflazionistica globale e dell’instabilità dei mercati dovuta alla difficile situazione geopolitica, uno scenario che ha portato a un netto cambiamento di tendenza.

Se negli anni precedenti alla pandemia l’industria alimentare e delle bevande era cresciuta in valore di circa il 6%, nel 2023 questo dato si è attestato al 3,4% rispetto al 2022, a dimostrazione delle difficoltà dell’attuale situazione e contesto globale, che si riflette anche in una diminuzione del 6,6% del volume delle esportazioni.

Nonostante ciò, la Spagna rimane uno dei principali esportatori mondiali nel settore alimentare e delle bevande e si colloca al quinto posto tra i principali esportatori dell’Unione Europea, dietro solo a Paesi Bassi, Germania, Francia e Italia, secondo i dati di FoodDrinkEurope.


«È notevole la buona performance che l’industria alimentare e delle bevande continua a mantenere all’estero, considerando l’instabilità dei mercati. L’internazionalizzazione continua a essere un pilastro molto solido per l’industria spagnola, rendendo il settore alimentare e delle bevande uno dei rami di attività più resistenti e decisivi per lo sviluppo socio-economico della Spagna», ha dichiarato il direttore generale della FIAB, Mauricio García de Quevedo.

Saldo commerciale positivo nonostante l’instabilità del mercato e i cambiamenti climatici

Dal 2018 il settore sta affrontando gli effetti di un contesto molto volatile, caratterizzato dal rallentamento di alcune economie, dall’aumento delle politiche protezionistiche derivanti dalla guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina e dagli effetti della Brexit. Questi fattori, tra gli altri, che influenzano direttamente i principali Paesi di destinazione delle esportazioni industriali spagnole, sono stati determinanti nel cambiamento di tendenza che le vendite del settore hanno iniziato a sperimentare. Questa situazione è stata aggravata dall’impatto della pandemia COVID-19 e dalle conseguenze degli attuali conflitti internazionali, lasciando una situazione inflazionistica dovuta all’aumento dei costi di produzione, energia e trasporto, soprattutto.

Questo scenario è aggravato dalla prolungata situazione di siccità che la Spagna sta vivendo da mesi. Gli episodi di siccità idrologica in gran parte della Spagna hanno avuto un impatto sulla produzione di alcuni alimenti e bevande nel corso del 2023, determinando allo stesso tempo una diminuzione del volume delle esportazioni.

Tuttavia, le vendite all’estero continuano a superare le importazioni, il che significa che la bilancia commerciale continua a essere positiva per 13.697 milioni di euro, accumulando così sedici anni di avanzo nella bilancia commerciale. Infatti, secondo i dati del Ministero dell’Economia, del Commercio e dell’Impresa, il settore alimentare e delle bevande è uno dei più dinamici e quello con il più alto surplus commerciale dell’intera bilancia commerciale.

 

 

Principali destinazioni dei prodotti alimentari e delle bevande spagnoli

Per quanto riguarda la destinazione degli alimenti e delle bevande spagnoli, nel 2023 l’Unione Europea ha continuato a essere il principale partner commerciale per le esportazioni del settore, con un peso del 58% sul totale. Francia (7.207 M€), Portogallo (5.572 M€), Italia (5.507 M€) e Germania (2.984 M€) occupano le prime quattro posizioni della classifica, accumulando una crescita rispetto all’anno precedente che, nel caso della Germania, ha raggiunto il 16%.

Gli Stati Uniti, con un valore di 2.747 milioni di euro, sono il quinto Paese di destinazione e il principale partner commerciale extra-UE. Le esportazioni verso questo mercato sono diminuite del -6,4%, un calo che si spiega in parte con la forte performance delle vendite degli anni precedenti, aumentate del 21% nel 2021 dopo la sospensione temporanea dei dazi (ad eccezione delle olive nere da tavola). Gli Stati Uniti continuano a consolidare la loro posizione come uno dei mercati più solidi e promettenti per le aziende esportatrici spagnole, visto che nel 2011 le esportazioni hanno superato di poco gli 800 milioni di euro.

Il Regno Unito è al sesto posto con un valore di 2.643 milioni di euro, con un aumento del 9,4%. Il settore rimane attento alle possibili conseguenze dell’entrata in vigore del nuovo modello doganale che sarà attuato a partire dal 2024, che introduce cambiamenti in termini di certificazione sanitaria, controlli fisici e documentali, e continuerà a lavorare per garantire la continuità delle esportazioni e delle relazioni con un mercato particolarmente importante come quello britannico.

 

La Cina è il primo Paese asiatico della classifica e si colloca al settimo posto. Nel 2023, le esportazioni hanno raggiunto i 1.836 milioni di euro e hanno registrato un calo del -23,6%. Dal 2020, il gigante asiatico ha registrato cali dovuti, tra l’altro, al calo delle importazioni di suini in seguito al superamento della situazione economica derivante dalla peste suina, nonché alla recessione economica del Paese e all’aumento delle misure protezionistiche con ostacoli all’importazione di alimenti e bevande.

La classifica delle principali destinazioni è completata da Paesi Bassi (1.496 M€), Giappone (1.138 M€), Polonia (1.104 M€) e Belgio (1.047 M€).

Per quanto riguarda i prodotti più esportati, la carne e i prodotti a base di carne sono in cima alla lista (12.032 M€); frutta e verdura preparata e conservata (5.866 M€); olio d’oliva (4.148 M€); vino (2.966 M€); prodotti da forno e pasta (2.043 M€); cacao (1.496 M€). 043 M€); cacao, dolciumi e prodotti a base di cioccolato (1.918 M€); prodotti lattiero-caseari (1.766 M€); crostacei, molluschi e invertebrati acquatici – molluschi – (1.683 M€); pesci e molluschi preparati e conservati (1.393 M€); e mangimi per animali (1.281 M€).

Sfide per il settore

«L’internazionalizzazione è un’area prioritaria per l’industria alimentare e delle bevande. È necessario raddoppiare gli sforzi attraverso la collaborazione pubblico-privato per recuperare il dinamismo che il settore ha mostrato da prima della pandemia», sottolinea il direttore generale della FIAB.

Tra le principali sfide in questo campo, FIAB indica come prioritario il dialogo per minimizzare gli effetti del conflitto in Ucraina e nel Mar Rosso, che ha comportato un aumento generale dei costi per l’internazionalizzazione.

D’altro canto, il settore segnala l’intensificazione delle relazioni commerciali e delle attività di promozione internazionale, soprattutto nei mercati nuovi o meno tradizionali. In questo senso, è fondamentale promuovere l’approvazione definitiva di accordi come quello con il Cile, proseguire i negoziati per la conclusione dell’accordo con il Mercosur, continuare a promuovere accordi con Australia, India e Thailandia e fare progressi nella ripresa dei negoziati con Filippine e Malesia.

Al fine di proteggere i mercati tradizionali con un grande potenziale per il settore, la FIAB insiste sui negoziati con gli Stati Uniti per la cessazione definitiva delle tariffe doganali, nonché sul rafforzamento delle relazioni commerciali con l’asse asiatico, in particolare con la Cina.

 

Fonte: FIAB

 

La European Open Business School consolida la sua posizione di punto di riferimento educativo ottenendo le certificazioni ISO.

La European Open Business School consolida la sua posizione di punto di riferimento educativo ottenendo le certificazioni ISO.

La European Open Business School ha consolidato la sua posizione di scuola di business leader a livello mondiale ottenendo le certificazioni ISO 9001, ISO 14001 e ISO 27001. Rilasciate dall’Organizzazione Internazionale per la Standardizzazione, riflettono l’impegno verso l’eccellenza nella gestione aziendale, ambientale e della sicurezza delle informazioni.

Lo standard di politica della qualità ISO 9001:2015 denota l’impegno della scuola per l’eccellenza dell’istruzione, l’innovazione dei contenuti e dei metodi di formazione. È lo standard più importante di tutti perché si basa sulle norme che regolano la qualità in generale dei prodotti e dei servizi offerti da un’azienda.

La politica di gestione ambientale ISO 14001:2015 dimostra l’impegno per la sostenibilità. L’istituzione va oltre i requisiti di base, attuando politiche e pratiche ambientali che mirano al miglioramento continuo e alla tutela dell’ambiente.

Infine, la norma ISO 27001:2013 sulle politiche di sicurezza delle informazioni evidenzia la garanzia di riservatezza, integrità e disponibilità delle informazioni nei suoi progetti di formazione.

Con queste certificazioni, European Open Business School non solo rafforza la sua posizione di istituzione impegnata, ma si posiziona anche come punto di riferimento nel settore dell’istruzione, promuovendo l’eccellenza e l’innovazione nella formazione accademica.

Montecatini Terme viene presentata a Madrid

La CCIS ha collaborato all’organizzazione dell’evento «Montecatini. Nuove forme di turismo, esperienze, sensazioni, emozioni» che si è svolto il 12 marzo a Madrid, presso la sede della Camera.


L’evento, organizzato dal Comune di Montecatini Terme, dal Montecatini International Short Film Festival (MISFF), in collaborazione con Toscana Promozione Turistica, Montecatini Eventi ed Enit – Ente Ufficiale Italiano per il Turismo, è stato l’occasione per presentare l’offerta turistica ed enogastronomica della pittoresca cittadina toscana, famosa in tutto il mondo per le sue ricche sorgenti termali che venivano sfruttate già in epoca romana, essendo oggi una delle città termali più conosciute e visitate d’Italia.
All’evento hanno partecipato, tra gli altri, il presidente della CCIS, Marco Pizzi, la coordinatrice dell’ufficio Enit di Madrid, Inmaculada Jubería e il presidente del MISFF, Marcello Zeppi, oltre ai 50 operatori turistici e di viaggio locali invitati per l’occasione.
Al termine dell’evento, i partecipanti hanno potuto degustare alcuni prodotti e piatti tipici della città toscana, preparati dallo chef Alessandro Cresta.

II Edizione del Ranking de Empresas por la Igualdad Woman  Forward

II Edizione del Ranking de Empresas por la Igualdad Woman  Forward

La Fundación Woman Forward (FWF), in seguito alla pubblicazione del report «Lo stato dell’uguaglianza in Spagna«, mostra che, alla fine del 2023, solo il 40% delle aziende spagnole ha rispettato l’obbligo di registrare il proprio Piano di uguaglianza (Plan de Igualdad). I sindacati sottolineano la mancanza di risorse economiche e di bilancio per realizzare le misure di attuazione dei Piani di uguaglianza in molte aziende, in particolare in quelle più piccole per mancanza di risorse, insieme a un certo disinteresse delle imprese per questa politica, che molte aziende rispettano solo per obbligo di legge, senza convinzione. Anche i risultati delle precedenti ricerche della Fondazione, tra cui l’analisi della «I ranking de Empresas por la Igualdad Woman Forward«, i primi 150 Piani di uguaglianza registrati e le indagini condotte presso le aziende e i sindacati, rivelano progressi significativi, insieme ad aree critiche che richiedono un’attenzione urgente. Questi risultati evidenziano la complessità del panorama attuale e sottolineano la necessità di riconoscere le aziende che sono effettivamente all’avanguardia verso un ambiente di lavoro più equo.

Per questo motivo, la FWF ha sviluppato l’Indice di Uguaglianza nelle Imprese, attraverso la sua piattaforma cloud per la gestione dell’uguaglianza, che fornisce alle aziende un report qualitativo e quantitativo sulle diverse politiche di uguaglianza, e attraverso di esso lancia il RANKING DELLE AZIENDE PER L’UGUAGLIANZA. Questa iniziativa rappresenta un’opportunità eccezionale per gli amministratori delegati di mettere in luce se stessi e le proprie organizzazioni in termini di employer, branding, sostenibilità e competitività, stabilendo un benchmarking per località, dimensioni e settore.

Per ampliare l’impatto e la portata di questa misurazione, la «II edizione del ranking» si terrà in diverse comunità autonome, tra cui i Paesi Baschi, l’Aragona, Barcellona e Madrid. Questi eventi non solo onoreranno gli sforzi locali e regionali verso l’uguaglianza di genere, ma daranno anche visibilità alle aziende più impegnate, permettendo ai loro amministratori delegati di essere vere e proprie leve di cambiamento verso l’uguaglianza. Inoltre, per sostenere l’imparzialità e l’obiettività di questa iniziativa, la FWF avrà una giuria nazionale e regionale, composta da esperti del tessuto economico e imprenditoriale di ogni regione. La partecipazione sarà aperta fino al 30 aprile

In linea con l’impegno della FWF a riconoscere e incoraggiare i continui progressi, questa nuova edizione incorporerà un premio speciale per l’azienda che ha compiuto i maggiori progressi in termini di uguaglianza nell’ultimo anno, promuovendo così un ulteriore incentivo per i partecipanti alla prima edizione.

Per maggiori informazioni sulla classifica e sulle modalità di partecipazione:

https://www.italcamara-es.com/wp-content/uploads/2024/03/Folleto-de-participacion-II-Ranking-de-empresas-por-la-igualdad.pdf

Le esportazioni di frutta e verdura crescono per il nono anno consecutivo

Le esportazioni di frutta e verdura crescono per il nono anno consecutivo

Le esportazioni di frutta e verdura hanno raggiunto lo scorso anno 2023 la cifra di 16.682 milioni di euro, ovvero il 5,4% in più rispetto all’anno precedente e quasi il 60% in più rispetto al 2014, anno in cui hanno subito un calo ma da allora non hanno smesso di crescere.

È questa una delle principali conclusioni dello studio Sectores basic Frutas y Hortalizas elaborato dall’Osservatorio settoriale DBK di INFORMA, che mostra come, dopo diversi anni consecutivi di crescita, il valore della produzione ortofrutticola sia aumentato del 12,3% nel 2023 per raggiungere i 24.240 milioni di euro, favorito dall’aumento dei prezzi, rispetto alla crescita di solo l’1,8% registrata nell’anno precedente.

Esportazioni di frutta e verdura.

In questo contesto, le esportazioni di frutta e verdura hanno accelerato la loro crescita in termini di valore nel 2023, con un aumento del 5,4%, rispetto al 2,9% dell’anno precedente, per raggiungere 16.682 milioni di euro. Questo completa un periodo di nove anni consecutivi di aumenti dal crollo del 2014, da allora accumulando un incremento vicino al 60%.

Il valore delle esportazioni di frutta nel 2023 è aumentato dell’1,4% a 9005 milioni di euro, mentre le vendite all’estero di ortaggi sono aumentate del 10,5% a 7677 milioni di euro.

Per quanto riguarda le destinazioni di queste esportazioni spagnole, la principale continua ad essere l’Unione Europea, che rappresenta l’83% delle vendite di frutta all’estero e l’80% di quelle di ortaggi. Per quanto riguarda i Paesi, Germania, Francia e Regno Unito sono i principali Paesi di destinazione in entrambi i segmenti, che insieme rappresentano circa il 60% del valore delle merci esportate.

 

Dal canto loro, le importazioni di frutta e verdura sono aumentate del 17,0%, raggiungendo i 4.121 milioni di euro; spicca il peso delle importazioni dal Marocco, che rappresentano il 17% del totale delle importazioni di frutta e il 39% di quelle di verdura, con un valore degli acquisti da questo Paese pari a 921 milioni di euro (10% in più rispetto al 2022).

Per quanto riguarda la struttura del settore, è possibile individuare un elevato numero di produttori di piccole e medie dimensioni, anche se vi è una crescente tendenza all’integrazione e all’associazione in organizzazioni di produttori e di commercializzazione. Nel settore della commercializzazione all’ingrosso specializzata si registra un maggior grado di concentrazione. Il fatturato complessivo dei primi venti operatori ha superato i 6800 milioni di euro nel 2022, mentre i primi trenta hanno fatturato 8450 milioni di euro.

Fonte: Diariodegastronomia.com

Le Camere di Commercio italiane all’estero presentano la loro attività alla Camera dei Deputati

Le Camere di Commercio italiane all’estero presentano la loro attività alla Camera dei Deputati

Oltre 160mila imprese coinvolte, 50mila aziende assistite, 18mila società hanno incontrato nuovi partner. È questo il bilancio dell’attivismo della Camere di Commercio italiane all’estero (CCIE) nel 2023, presentato oggi alla Camera dei Deputati, alla presenza delle istituzioni. Agroalimentare, moda, meccanica, edilizia, turismo, arredo e sistema casa ed energia sono stati i settori che hanno usufruito dei servizi offerti dalle 86 CCIE lo scorso anno.


Circa il 47% delle richieste di assistenza alle CCIE sono state dirette ai servizi di ricerca partner e incontri d’affari che hanno consentito – anche a distanza – la realizzazione di alleanze tra imprese; al secondo posto tra le richieste vi sono i servizi di ricerca di opportunità di business e consulenza specialistica (23,8%), seguiti da quelli di primo orientamento ai mercati esteri (22,2%).


In questi anni, l’azione delle Camere all’estero si è gradualmente spostata verso le nuove frontiere dell’internazionalizzazione, dalla Digital economy alla sostenibilità, per rispondere in maniera sempre più innovativa alle esigenze delle imprese. Per il futuro il lavoro delle Camere sarà sempre più collegato ai temi di politica industriale, per dare il proprio contributo al rinnovamento del Paese e alla riqualificazione del tessuto economico, anche attraverso nuovi filoni di servizio quali l’innovazione e nuove tecnologie, la sostenibilità e transizione energetica, la valorizzazione del Made in Italy, l’attrattività turistica dei territori e altri. Le imprese italiane che si rivolgono alle Camere di Commercio italiane all’estero si dividono sostanzialmente in due categorie: da un lato troviamo le imprese di medie e grandi dimensioni, già presenti in maniera stabile sui mercati esteri, costituite direttamente nel Paese di riferimento o come filiale di un’impresa italiana ben strutturata; dall’altro ci sono invece le piccole e medie imprese basate in Italia, che hanno un’esperienza limitata con l’estero o spesso nessuna. In questo caso si tratta di imprese che vogliono intraprendere un primo percorso di internazionalizzazione o che vogliono avviare un meccanismo di penetrazione dei mercati esteri più strutturato, per affermare e consolidare la propria presenza.

Mario Pozza, presidente di Assocamerestero “La mia esperienza mi fa dire che per un piccolo imprenditore è molto difficile allacciare relazioni per accordi e collaborazioni, seguire l’esito delle fiere e delle missioni commerciali, trovare partner distributivi per raggiungere concreti risultati di business. Ecco perché occorre rafforzare il ruolo delle Camere all’estero nei vari Paesi in cui operano, in una logica di complementarità con l’ICE.«

Insieme, possiamo offrire opportunità personalizzate anche a tutte quelle imprese che ancora non esportano o che operano all’estero in modo episodico. Perché difendere i prodotti ‘Made in Italy’, promuovere lo stile italiano nel mondo è il nostro passaporto per il futuro”.


Associazioni binazionali, riconosciute dallo Stato italiano, le CCIE sono entrate a far parte del sistema della promozione del Made in Italy all’estero nel 1970, integrando la loro azione di servizio per le Pmi con quella svolta all’estero dalle Rappresentanze Diplomatiche e dall’ICE. Oggi le CCIE sono 86 e operano in 63 Paesi del mondo che coprono oltre l’80% del commercio internazionale dell’Italia e vantano una base associativa costituita da quasi 21mila imprenditori e professionisti, che si è rinnovata del 20% nel 2023 con l’ingresso dinuovi soci, confermando così la capacità delle CCIE di saper ampliare e diversificare la business community di riferimento.


Le aziende riconoscono le Camere all’estero come soggetti qualificati a supporto del business italiano nel mondo e nel 90% dei casi sono soddisfatte dei servizi offerti (da recente sondaggio Tagliacarne). Ancor più quando si tratta di effettuare operazioni più complesse, come attivare collaborazioni nel campo della ricerca e sviluppo o insediare all’estero parte del processo produttivo.

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